u SAN PAOLO – SP – Ho incontrato il candidato al senato Edoardo Pollastri, arrivato da un lungo giro per la campagna elettorale,  mi ha ricevuto alle 8 del mattino prima che i telefoni cominciassero a squillare e la sua  troupe arrivasse,  Pollastri è veramente impegnato in una campagna di – vincere e vincere – gli ho chiesto:  

PATROCINANDO SUA LEITURA

 

n Può darmi una visione generale della campagna elettorale?

“Innanzitutto direi che è una campagna abbastanza complessa e difficile. La circoscrizione è veramente grande, stiamo parlando di elezioni a livello continentale, quindi è complessa, difficile, i contatti non sono semplici e ovviamente si devono dare delle priorità dove le comunità sono più numerose ed avere degli incontri diretti.

Oltre ad incontrare le comunità in  diverse città del Brasile, dell’interno dello Stato di San Paolo e della  circoscrizione consolare sono stato in altri Stati, ma anche nelle città di Curitiba, Porto Alegre, Belo Horizonte, a Santiago in Cile dove ho trovato un ambiente favorevole, dove si discute molto sulle elezioni e le persone sono impegnate e fanno propaganda politica  delle varie liste.

Un altro paese dove ho incontrato un vivo interesse è l’Uruguai, dove a Montevideo abbiamo avuto  diversi incontri con la comunità ed ho visto cittadini molto impegnati in questa campagna elettorale.

Le persone che ho incontrado nei vari giri, sono sufficientemente al corrente di come si vota,  ma molti mi hanno manifestato la preoccupazione per l’impreparazione  che  ha la maggior parte degli elettori, nel capire innanzitutto il quadro partidario che non è molto seguito,  perchè normalmente  non seguono la politica italiana e quindi difficilmente riescono ad individuare il messaggio politico dei partiti , quindi si basano sulle persone più che sui partiti, sulla fiducia che  i candidati ispirano, sul messaggio che ricevono.

Seconda difficoltà, dal punto di vista di metodo è l’interpretazione della lista dei candidati, quindi c’è un grosso timore che ci saranno molte schede annullate, queste sono le mie impressioni. Chi va a votare è bene che si informi, perché è vero che nella scheda elettorale ci sono le informazioni, ma come tutti sappiamo sono  poco lette,  poco comprese, è come leggere il manuale del cellulare, tutti lo hanno ma nessuno lo legge e se lo legge poco ci capisce, ma speriamo che per il voto le istruzioni vengano seguite.

 

n Ci sono persone che dicono: già che ora eleggiamo i deputati e i senatori sarebbe conveniente estinguere i Comites e il CGIE – secondo noi – sarebbe come dire: già che c’è il governo estinguiamo la Camera e il Senato!

Ritengo al contrario, che si debbano valorizzare ancora di più i Comites perché saranno il punto di riferimento di chi sarà eletto, perché c’è la necessità di avere un rapporto diretto attraverso  i Comites con la comunità per incanalare quelle che sono le aspirazioni, le necessità e le problematiche dei cittadini e i Comites sono la base, l’interlocutore ideale per chi andrà al Parlamento. Il CGIE, sarà il punto di riferimento, più che altro nella propria Italia che all’estero, perché quando si riunisce, normalmente a Roma, i deputati e senatori dovrebbero partecipare in modo da avere un rapporto diretto. Quindi è tuttaltro, valorizzazione maggiore  di queste istituzioni, forse delegare loro maggiori poteri  per svolgere attività particolarmente in tutto quello che è il processo per l’ottenimento della cittadinanza, per ottenere il passporto ed essere iscritti all’AIRE. Potremmo vedere, attraverso i Comites e i patronati di montare una struttura di vero ausilio ai consolati che sappiamo oberati, che non riescono a svolgere in tempi rapidi, ragionevoli,  questi processi di cittadinanza.

 

n Già che  Lei è presidente-vicario di Assocamerestero vorrei due parole su sviluppo, produzione e commercio estero – come sente l’economia italiana?

Questo è veramente un punto cruciale. In effetti come presidente di questa istituzione con le 72 Camere di Commecio che operano in 47 paesi, posso dire di avere acquisito una esperienza notevole, su come si muove l’Italia sui mercati esteri. Prima considerazione è che le piccole e medie imprese che in Italia sono state la forza trainante, ora sono in crisi, hanno difficoltà nel processo di globalizzazione, quindi il processo di internazionalizzazione deve essere accompagnato  con sostegno da parte del governo e bisogna avere rapporti politici ed economici con i paesi dove l’Italia  ha dei rapporti commerciali e industriali molto più profondi,   più mirati. Nel caso dell’America Meridionale l’interscambio con l’Italia non arriva la 2% del commercio italiano ed è realmente una cifra modestissima per un mercato cosi grande. Gli altri paesi europei, Spagna, Francia, Germania sono molto più presenti, noi abbiamo ridotto il nostro sostegno bancario di ausilio agli imprenditori in America Latina, a mio avviso, abbiamo svolto delle attività sporadiche, ma ci vuole una politica di continua presenza se si vuole avere successo.

Le Camere di Commercio potrebbero essere un ponte, ma vanno anche sostenute, aiutate, perché le risorse messe a disposizione sono estremamente modeste per  fare un’opera di  continuità, è come una azienda che vuole vendere un prodotto che si chiama Made in Italy, questo prodotto deve avere un supporto di marketing, il sufficiente aiuto per essere venduto. Credo che in questo mondo globalizzato, con la presenza dei grandi players che sono l’India e la Cina, l’Europa avrà   l’assoluta necessità di avere degli alleati e l’alleato ideale in questo momento è sicuramente l’America Meridionale. Trasformiamo queste risorse rappresentate dall’emigrazione italiana, queste aziende in una connessione diretta con l’economia italiana e facciamo business insieme, perché ovviamente i tempi per esportare soltanto sono terminati, bisogna fare delle joint-ventures, produrre localmente per affrontare l’economia mondiale, la globalizzazione, questo è un discorso possibile, non è utopico, basta a volte imitare quello che fanno gli altri paesi, e lo stanno facendo molto bene, quindi perché non  farlo anche noi?

 

n Nella prossima legislatura, se sarà eletto ed andrà al Senato, noi lo vediamo come un possibile forte candidato per occupare  il Ministero degli Italiani nel Mondo,  tenendo conto della sua vasta esperienza come presidente di Assocamerestero, perché vogliamo un ministro pragmatico, valido ed attuante. Come vedrebbe questa possibilità?

A me pare cosa un po’ esagerata, sicuramente potrei dare un contributo a chi potrà  occupare quel dicastero facendo parte del parlamento, perché una cosa è conoscere la situazione dal lato folkloristico dei grandi incontri, delle grandi riunioni, convegni, sono fatti belli, significativi per la presenza italiana, ma poi bisogna andare al sodo, capire le necessità, trovare i mezzi necessari per risolverle.

In America Latina c’è da ricuperare, per prima cosa  moltissime cittadinanze che sono in sospeso, fare un lavoro razionale, forse modificare e migliorare la legge elettorale che l’ho vista abbastanza complessa e fare una politica culturale, perché attraverso la cultura si spiegano le realtà politiche italiane,  rivolgendoci ai giovani, creando moltissime borse di studio a chi è di origine italiana in America Latina, portarli in Italia affinchè  ne constatino la sua  realtà, creare un ponte per oggi e domani.

Sappiamo tutti che le associazioni regionali, le varie nostre istituzioni stanno invecchiando, quindi bisogna celermente ricuperare i giovani, non solo con l’amore patrio tradizionale perché ne ne parla in famiglia, ma con un amore concreto per fargli conoscere la realtà italiana”.

 

n Possiamo dire che le probabilità della sua candidatura di essere vincente è molto reale, quindi ci auguriamo di vederlo nel Ministero degli Italiani nel Mondo!