Francesco Lucarelli, dell’universitá Federico II, di Napoli, parla a Belém di centro storico e corridoio della biodiversità

u BELEM – PA – Il  Prof. Lucarelli é venuto qui a Belém per tenere un corso sui beni storici e architettonici, é Prof. di Diritto, Decano della Facoltá di Economia dell’Universitá Federico II di Napoli, é inoltre consulente dell’Unesco dal 1982.

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n Prof. Lucarelli cosa é venuto a fare a Belém ?

Sono oramai 5 anni che io frequento in maniera abitudinaria Belém in quanto esiste un rapporto di collaborazione tra la nostra Universitá e l’UFPA – l’Universitá Federale del Pará, in questi anni sono stato inoltre particolarmente attivo in un disegno  di recupero del centro storico di Belém, dove ho lavorato con il Municipio  in un progetto che io individuavo come “Orla de Belém”: una passeggiata lunga quattro secoli, dove mettevo in luce la peculiaritá di questo centro storico la cui importanza é vivificata dalla presenza italiana;  di Landi con il suo tardo barocco nel 700’ e nell’ 800’ dalla presenza di numerosi autori tra i quali Filinto Santoro, Bologna ed altri artisti italiani. Io ho preparato ed in questo momento é pronta per essere spedita dal Municipio di Belém al Ministero della Cultura brasiliano e poi a Parigi, una domanda per il riconoscimento di Belém quale centro storico brasiliano nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

n Cosa pensa delle recenti polemiche sullo stato di abbandono del centro storico di Belém?  

Sono particolarmente perplesso perché io da Napoli, attraverso internet, avevo seguito il Programma Monumenta e trovavo che questo programma che mira al recupero non solo degli antichi edifici pubblici , delle chiese e delle strutture ma anche degli immobili privati sia attraverso il finanziameno che con le tecniche utilizzate, potesse realizzare degli effetti positivi, invece mi sono dovuto rendere conto, anche attraverso incontri che  ho avuto con il coordinamento di questo progetto, che a fronte di un finanziamento cospicquo, per quanto riguarda gli immobili privati sono state presentate solo tredici domande e alla fine di questa prima fase ne é stata approvata solamente una e questo veramente sconforta perché evidentemente é mancata una capacitá di penetrazione, una volontá di far agire questo Programma Monumenta per il quale il Ministro della Culura Gilberto Gil anni fa si era battutto in modo che la cittá potesse averlo. Quindi sono piuttosto perplesso perché in questo modo si consente ai  proprietari di case architettonicamente importanti di lasciarle crollare nella prospettiva di realizzare in seguito un’edilizia moderna. 

n Prof. Lucarelli, io lessi un suo lavoro su Landi e Coppedé intitolato “Una passeggiata lunga quattro secoli”. In questo momento abbiamo qui a Belém un progetto intitolato al Landi, cosa pensa dell’iniziativa.

Io giá ho partecipato due anni fa del primo Seminario su Landi , non ho potuto partecipare questa volta dell’apertura perché sono arrivato solo pochi giorni fa a Belém. Ë un iniziativa positiva che ha giá sollecitato affezione da parte dell’Italia. Io ricordo ad esempio che si é realizzata a Bologna una targa nella casa dove Landi nacque e ammiro anche l’iniziativa e la capacitá propositiva di Flavio Nassar soltanto che il mio tentativo é stato quello di andare aldilá del periodo landiano e di vedere lungo oltre tre secoli di attivitá architettonica, di presenza di alto livello soprattutto di italiani, perché questo processo architettonico urbanistico di Belém non si é interrotto con Landi, ha vissuto con lui un momento vivissimo e indimenticabile ma successivamente ha avuto dei momenti fantastici; faccio riferimento al periodo del caucciu, al Liberty, all’Arte Nouveau fino all’eclettismo di Coppedé che é stata una delle grandi scoperte fatta da noi italiani perché non sapevamo della sua presenza a Belém. Ë interessante sottolineare che Coppedé fece quello che scherzosamente abbiamo definito un tele-lavoro in quanto egli non venne mai direttamente a Belém ma lavoró per la Basilica di Nossa Senhora de Nazaré che fu la sua opera piú importante conosciuta e dove é apposta la sua firma, progettó anche altre opere che fortunatamente non si ebbero a realizzare; come un progetto per il palazzo del Municipio di Belém che copiava integralmente l’altare della Patria di Roma  con gli auricchi che svettavano su questa struttura in cui l’elemento caratteristico Neo-Gotico nello stile di Coppedé si presentava con un’esasperazione che le cautele religiose hanno frenato nella Basilica di Nazaré.

n Io ho letto in un suo recente volume un sottotitolo piuttosto significativo che parlava del Corridoio della Biodiversitá. Che cos’é ?

Non si puó lavorare in Amazzonia se non si parla della foresta amazzonica e della necessitá di offrire una tutela a quello che, anche se il termine ai brasiliani non piace, si chiama “Polmone del mondo” e che oggi rappresenta circa  quattro quinti delle foreste intatte del pianeta. Ë evidente quindi che il discorso di uno sviluppo sostenibile in Amazzonia passa attraverso il concetto di rete della biodiversitá, la biodiversitá non puó essere individuata in singoli parchi o in singole zone, essa é un elemento di un tessuto la cui connessione é elemento fondamentale per la sua conservazione, cosí ecco che questo corridoio, progettato dal Brasile in modo particolare dal Governatore dello Stato dell’Amapá, Góes, che inizia nell’isola di Marajó, quella che io ho definito vera “Sirena” dell’Amazzonia perché per sei mesi marina e per sei mesi fluviale. Il Corridoio della Biodiversitá parte e attraversa questa immensa isola che é grande quasi quanto l’Italia in termini di metri quadrati, continua poi attraverso alcune delle zone piú incontaminate dello Stato del’Amapá, prosegue e attraversa la Guaiana per arrivare fino in Venezuela in un percorso di 3600 chilometri, é questo il corridoio che si progetta. Per quanto riguarda l’isola di Marajó, cosí prossima a Belém, la mia domanda d’inserimento di Belém nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco non si esaurisce al centro storico della cittá ma parla di un Paesaggio Culturale che é uno degli elementi che l’Unesco ha vivacizzato dal 1994, Paesaggio Culturale é una simbiosi tra uomo e natura e quale maggior simbiosi tra uomo e natura si puó avere di quella che esiste in una cittá che é nata e vive nell’ambito della sua foresta e dell’estuario de Rio delle Amazzoni, con gli aspetti positivi e con gli aspetti negativi con l’influenza sociale e con l’influenza economica, in questo contesto va anche sottolineato come l’isola di Marajó é centro di interesse di studiosi locali, di tedeschi, di francesi e speriamo successivamente anche d’italiani per creare un “Universitá” come l’Uniivre di Marajó che dovrebbe essere proprio costituita non in una funzione didattica ma in una funzione decisamente di ricerca e di appoggio alla Regione.

n Quali sonoi suoi progetti futuri su Belém ?

Il progetto futuro innazitutto é rappresentato dalla circostanza che io porto a Napoli la firma di conferma dell’accordo con l’UFPA, l’Universitá Federale del Pará ha anche segnalato la sua volontá di dar luogo a quella che loro chiamano con un termine specifico Cattedra, che prevede la presenza, attraverso una serie di conferenze e di dibattito di 5 o 6 professori dell’Universitá di Napoli, dove vengono affrontati tutti i problemi; da quello architettonico a quello dei beni culturali a quelli dell’agricoltura,  a quello che, stranamente interessa a loro, della vulcanologia, in cui Napoli é particolarmente forte e di tutta l’attivitá sullo sviluppo sostenibile in Amazzonia. Su questo lavoreremo e spero che nel prossimo anno questa cattedra possa entrare in piena funzione.