SAN PAOLO – SP – Il momento tanto atteso, da parte di noi italiani residenti all’estero, cioè quello di poter votare ed essere votati nelle elezioni della nostra terra di origine oramai si avvicina.

Già immaginiamo l’emozione che proveremo quando potremo finalmente apporre la nostra marca sul simbolo del partito di nostra preferenza impresso sulla scheda elettorale. Mancherà però il “gran finale”, quando si dovrà deporre la scheda compilata nell’urna, perchè per noi della circoscrizione estera il voto dovrà essere espresso per corrispondenza.

PATROCINANDO SUA LEITURA

Comprendiamo che questo metodo, per il momento, è l’unico possibile, visto le precarietà dei nostri consolati, come anche le distanze che intercorrono tra le residenze degli elettori e i luoghi di votazione. Ciò non toglie non dobbiamo lamentarci. Infine questo elementare diritto democratico ci è stato finalmente concesso. L’importanza è che voteremo, non importando quindi, per il momento, qual possa essere la forma.

Su questa forma però, il solito diavoletto del sospetto e del dubbio, ha deciso di intromettersi, sia con la coda, come anche con le corna, facendo sorgere ilazioni non propriamente condicenti sulla correttezza che l’atto del votare comporta.

Ammettiamo però, sempre per supposizione, che, ai vari patronati, ognuno dei quali rappresenta la lunga mano di un partito o di una  tendenza política, e che qui in Brasile, nelle loro sedi si occupano di pensioni e cittadinanze e di altre pratiche burocratiche che riguardano il cittadino italiano, spinti da un sentimento filantropico, altruístico e patriottico,  sorga il lodevole desiderio di insegnare come votare alle migliaia di connazionali, neofiti come elettori, che avendo avuto, negli ultimi anni, necessità dei servizi offerti da queste “associazioni”, hanno lasciato registrato, inoltre al nome e cognome, anche il proprio indirizzo

Sorgendo dubbi, o difficoltà d’interpretazione o di…decisione, questi elettori saranno invitati a dirigersi alle varie sedi di queste organizzazioni, con il loro plico elettorale,  dove, da sorridenti e solerti funzionari, verranno edotti di come dovranno procedere democraticamente e liberamente. Anche se questo “liberamente” è un’espressione direi un tanto eufemistica, già che prudenza consiglia  una certa equidistanza unita ad un’etica un tanto forzata,  perchè il desiderio, malgrado non sia espresso chiaramente, sarebbe quello di dire senza tanti preamboli e metafore: “Lasciate fare a noi che di queste cose ce ne intendiamo. Dateci il plico elettorale, e non preoccupatevi. Ci penseremo noi a compilarlo e a spedirlo…!”.

Questa altruistica decisione di venire incontro all’elettore,  affinchè possa votare di forma democratica e cosciente…, sarà diretta principalmente  a coloro, che rappresentano la maggioranza dei votanti, che per il fatto di aver emigrato da vari anni, non hanno potuto, per mancanza di informazioni valide, accompagnare la normale evoluzione del panorama politico italiano e il sorgimento dei nuovi partiti che hanno sostituito quelli conosciuti al momento dell’espatrio.

Sempre in relazione a questa collaborazione e …elaborazione elettorale, è interessante considerare che questi italiani all’Estero, come è oggi più forbito denominare gli emigrati, sono, nella loro stragrande maggioranza originari da piccoli centri, dove era, ed è ancora in uso la riverente e interessata scappelllata ai prominenti locali, che via di regola sono sempre rappresentati dal sindaco, dal farmacista, dal medico condotto, dal notaio e dal reverendo prevosto e da altri papaveri dello stesso calibro.

Quest’ultimo poi, è um vero e proprio pezzo da 90, occupando un alto gradino nella ierarchia del ”papaverato” locale, già che nel caso che si voglia emigrare, per ottenere il passaporto era necessário un suo attestato di buona condotta cristiana e di elettore di “bianco fiore”…!

Logico e naturale che qui in Brasile, lontani dall’ala protettrice e dal consiglio di questi benemeriti, la tendenza sarà sempre quella, anche se di forma inconscia, di cercare un simulacro di protezione sotto l’egida di qualsiasi pseudo padrino di origine italiana, e in questo caso perchè allora non seguire l’illuminato parere e il disinteressato consiglio del signor direttore e dei funzionari dell’organizzazione che tanto si è adoperata per fargli ottenere una pensione,  o altri benefici ai quali aveva pieno diritto?

A maggior ragione questa specie di riconoscenza,   sarà anche presente  in coloro che sono riusciti ad  ottenere la cittadinanza italiana attraverso la legge del “jus sanguini”, dopo innumere peripezie,  e che rappresentano la maggioranza assoluta.

E che non si venga a dire, questo per carità di Patria, che simili manovre e strategie non potranno mai essere messe in atto, già che è necessario mostrare in queste elezioni all’estero una trasparenza cristallina, senza nessun atto che possa offrire il fianco a critiche, questo perchè si possa dimostrare senza nessuna ombra di  dubbio che il voto dato agli italiani all’Estero non è stata una trita manovra demagogica, ma bensì il tentativo di riparare una secolare ingiustizia.

Considerando che nella forma di come si svolgeranno queste elezioni, nelle circoscrizioni all’Estero, sarà praticamente impossibile evitare simili giochi dei bussolotti, per lo meno non ci si prenda in giro, facendo di noi elettori all’estero, “ciuchi becchi e bastonati”. Potrà non sembrare, ma “gli italiani residenti all’estero, ossia gli emigrati,  sono meno ingenui di quello che si possa credere, e per essere più espliciti: “acca nisciuno è fesso….!”