Il viaggio della scoperta

u ROMA È da terra. È dalla costa dell’Atlantico che bisogna porsi per valutare l’impresa portoghese di Pedro Alvares Cabral nella scoperta, o forse solo conferma, della presenza di un nuovo continente ad Ovest di Capo Verde. In quell’epoca, XV secolo, l’Oceano Atlantico era un’incognita. Un mare grande, pieno di tempeste, bonacce di settimane, onde che potevano (e ancora possono) anche raggiungere i cinquanta metri, con la forza di inghiottire le navi dell’epoca. Spavento di tutti i marinai.

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Un’impresa attraversarlo. Urla l’Atlantico e al suo urlo sembrano unirsi i lamenti, le grida, le gioie, le tragedie di questi capitani e marinai qui giunti.

È qui, nei dintorni di Porto Seguro (Bahia) che, all’imbrunire del 22 aprile 1500, i portoghesi avvistarono “Terra!”.

Il viaggio di Cabral alla scoperta del Brasile inizia l’8 marzo 1500 a Lisbona, sulle rive del fiume Tejo, con un altro obiettivo: raggiungere l’India circumnavigando l’Africa. Il passaggio, Capo di Buona Speranza, era stato scoperto nel gennaio 1488 da Bartolomeu Dias e già Vasco da Gama era giunto nella terra delle spezie (l’India) nel maggio 1498. Questo primo contatto dei portoghesi con il re di Calicute Glafer, chiamato anche Samorim ossia Samudri-raj (Signore del mare), fu disastroso. Vasco da Gama arrivò a Calicute dopo un viaggio durissimo che decimò uomini e mezzi. Vista la povertà dei doni ricevuti, Samorim sbeffeggiò i portoghesi. Voglia di vendetta e di conquista dei remunerosi mercati delle spezie (in mano ad altre potenze europee) portarono il re di Portogallo, Don Manuel, all’organizzazione di una spedizione molto più equipaggiata di uomini, mezzi e armamenti.

Per raggiungere il temutissimo Capo delle Tempeste, come inizialmente fu battezzato l’attuale Capo di Buona Speranza, i portoghesi pensavano che la forma migliore e più rapida era fare “a volta do mar”, ossia il giro del mare. Le navi portoghesi, anzichè costeggiare la costa africana fino al Sud-Africa, a Capo Verde andavano verso Ovest, in Atlantico aperto, per poi riprendere la rotta verso Est più a Sud. Le flotte che precedentemente avevano fatto “a volta do mar” spesso avevano incontrato, prima di riprendere la rotta verso Est, tronchi di alberi e vegetazione che galleggiavano in mare aperto o branchi di uccelli. Tutti indizi che, se avessero continuato in direzione Ovest, probabilmente avrebbero incontrato terra.

Fu così che Cabral, con una imponente flotta armata di 10 navi e 3 caravelle (per impressionare della forza e ricchezza portoghese il re di Calicute), partì per incontrare il Brasile.

Ma i portoghesi forse già sapevano dell’esistenza di terre ad Ovest di Capo Verde? Probabilmente si. Ma non ci sarà mai una risposta a questo dubbio storico perchè la maggiorparte dei documenti di quell’epoca è andata persa in differenti incendi, negli ultimi secoli. L’idea che era già nota ai portoghesi l’esistenza di terre ad Ovest di Capo Verde potrebbe anche essere rafforzata dalla loro accettazione del Patto di Tordesilhas, nel giugno 1494.

Nel maggio 1493 il Papa Alessandro VI firmò una Bolla che dava al Regno di Castilia tutte le terre scoperte 100 leghe (una lega sono circa 6 chilometri) ad Ovest di Capo Verde. Il Regno del Portogallo non accettò e si crearono serii attriti tra le due corone. Finalmente il 7 giugno 1494, nella città di Tordesilhas (Nord della Spagna), si firmò l’omonimo patto in cui si sanciva che le terre oltre 370 leghe ad Ovest di Capo Verde appartenessero alla Spagna. Quelle incontrate prima al Portogallo. Chiaramente le altre potenze europee (Francia, Inghilterra, Olanda) contestarono questo patto che però fu accettato (ma questo sarebbe spunto di un’altra analisi).

Era comunque già nel Medio Evo, agli inizi del IX secolo, che l’immaginazione dei cartografi europei localizzava nel “Mare Tenebroso”(così era chiamato l’ignoto Oceano Atlantico) isole e terre ed una di queste era chiamata “Hy Brazil”, isola mitologica che si spostava all’avvicinarsi di navi. Secondo la leggenda quest’”isola” fu colonizzata dal monaco irlandese San Brandão, nel 565. Il nome di Brazil deriverebbe dal celta “bress” (da cui si originò il verbo inglese “bless”, benedire). Hy Brazil sarebbe “Terra Benedetta”. All’arrivo Cabral la battezzò “Terra de Vera Cruz” ma il nome poco dopo (per volontà del Re del Portogallo), cambiò in “Terra de Santa Cruz”.

Altra origine del nome può comunque essere legata alla presenza, in questa nuova terra, di grandi quantità dell’albero Pau-Brasil (Ceasalpinia echinata, il nome scientifico). Quest’albero era importato in Europa da Sumatra e se ne ricavava un colorante rosso purpureo per i tessuti dei nobili delle corti europee.

Passata la notte alla fonda, a circa 30 chilometri dalla costa, il 23 aprile 1500 i portoghesi misero piede per la prima volta in Brasile. Lì si verificò il primo incontro documentato (purtroppo al giorno d’oggi solo da tre restanti relazioni di altrettanti componenti la flotta) tra un indio ed un europeo. Tutti i violentissimi shock culturali e sociali che dopo ne seguirono furono accesi da quel semplice contatto di due differenti mondi. Differenze di cultura, tecnologia, usi e costumi.

La flotta di Cabral stazionò dieci giorni nei pressi di Porto Seguro. Una caravella fu mandata a Lisbona per riferire alla corte della scoperta ed il resto della spedizione riprese “a volta do mar” in direzione Est per Capo di Buona Speranza e l’oceano Indico. Più di un anno passò, 21 luglio 1501, prima che Cabral, con solo sei navi ma avendo compiuto la sua missione a Calicute, potesse fare ritorno a Lisbona.

Ma qui comincerebbe un’altra storia.

Infine vale la pena ricordare che questi coraggiosi eroi della marineria portoghese furono immortalati dal grande poeta luso Luís Vaz de Camões. Dopo avere anche lui navigato nei mari dell’India e della Cina, ritornato a Lisbona nel 1569, pubblicó il poema epico “Os lusíadas” in cui narra le gesta di quei capitani e marinai che, sfidando l’ignoto, scoprirono nuove rotte di navigazione e terre.