Emilio Molinari, il Presidente del Comitato Italiano del “Contratto Mondiale per l’Acqua”, si è  trovato a Belém per il Seminario: “Acqua un Diritto Umano” che ha avuto  luogo nei giorni 17-18 Dicembre 2007, nell’intervista  ha risposto a vari quisiti posti dal giornalista Paolo Carlucci.

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Ci puó parlare dell’attivitá del Comitato, come é nato, qual’é il punto di vista di questo sulle problematiche mondiali dell’acqua?

 

Il Contratto Mondiale dell’Acqua é un Associazione Internazionale, il suo compito non é tanto quella di essere un associazione ambientalista, il problema per noi é quello di affermare nel mondo  che l’acqua é un diritto umano ed é un bene comune. Dire che é un diritto umano ed un bene comune significa per noi cogliere quello che é uno dei passaggi epocali del nostro tempo che é il tentativo da parte delle grandi multinazionali di mercificarlo.

Partire per esempio da quello che sta ormai avvenendo dappertutto che é la privatizzazione dei servizi idrici, oppure questa indifferenza che  ci ha colpito tutti che il diritto di bere passi solo attraverso una bottiglia di acqua minerale, che si paga, si paga addirittura quanto si paga il petrolio, si paga di piú della coca cola. Io qui a Belém per esempio ho notato che si paga piú una bottiglietta di acqua minerale che una coca cola. Questo nonsenso che é per diversi aspetti angosciante, noi pensiamo che sia il segno del nostro tempo, di questa visione mercantile che copre tutti gli aspetti della vita, ma l’acqua é la vita e non puó essere assolutamente mercificata.

Questo é il compito del Contratto Mondiale per l’Acqua.

 

Che tipo di ricettivitá ha trovato qui nel Pará sul tema Acqua?

Io credo che questo sia un Paese dove in una forma o nell’altra la coscienza di vivere nel cuore dell’acqua l’abbiano un pó tutti, credo che questo sia il luogo del mondo dove scorra piú acqua, qui c’é l’11% dell’acqua dolce del Pianeta, questa consapevolezza mi sembra che sia presente. Forse non c’é automatica consapevolezza che pur con tutta quest’acqua negli Stati Amazzonici quella potabile non viene resa  disponibile alla gran parte della popolazione.

Non ci sono le reti fognarie e questo é vero per quasi la totalitá della popolazione, a parte Belem, che ha una limitatissima rete fognaria, nel resto dei circa 150 comuni dello Stato non esiste, sempre carente ed insufficiente quella per l’approvvigionamento dell’acqua potabile.  Questa é una contraddizione enorme, una presenza notevole di acqua e una assenza quasi totale di acqua potabile. Questo é un diritto umano violato. Vuoi per l’incuria della politica, vuoi per l’incuria del ‘’pubblico’’,vuoi per le responsabilitá dei ricchi che non si sono nemmeno fatti carico di garantire questo diritto umano elementare ai poveri delle favelas, ma vuoi anche perché la pressione  della politica internazionale che tende alla privatizzazione, pone tanti e tali vincoli ai finanziamenti per ottenere reti idriche e fognarie che talvolta i comuni non ce la fanno.

Le municipalitá lasciate a se stesse non hanno i finaziamenti per poter potabilizzare l’acqua del Rio delle Amazzoni. Ci sono anche vincoli da parte della Banca Mondiale e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che poi premono sulla politica e rendono praticamente impossibile ogni qualsivoglia progetto.

Basta andare a Manaus, che non é certo tutto il Pará, per sapere che fino all’altro giorno la multinazionale Suez gestiva i servizi idrici e metá della popolazione della cittá non ha l’acqua. Questa é un pó, diciamo, quello che abbiamo appreso; la sensibilitá della gente di vivere in mezzo all’acqua, di respirare quasi l’acqua  e poi la contraddizione piú macroscopica, palese, orrenda, che ti trovi davanti.

Il rapporto con la Politica che c’é stato durante il seminario, di preparazione al Forum Sociale Mondiale del 2009 e che serviva ad evidenziare quali erano le disponibilitá, la ricezione delle idee, per poi in seguito tracciare un percorso attraverso il quale verificare sino a dove si era in accordo o meno, ha portato alla luce, mi sembra inutile nasconderlo, sin da ora alcuni problemi.

 

Il Forum Sociale Mondiale che si terrá a Belem nel Gennaio 2009 verterá anche sulle tematiche/problematiche ambientali del Pianeta. Secondo Lei per quanto riguarda l’acqua sará possibile arrivare ad un’ampia convergenza di vedute tra i partecipanti del Forum?   

Io credo che tra i partecipanti del Forum inteso i ‘’Movimenti’’, sulla questione ambientale legata all’acqua  si.   Puó darsi che su altri temi le cose siano un pó piú complesse, ma riguardo l’acqua io credo che l’identicitá di vedute sia quasi totale.

Il Movimento per l’ Acqua é presente in tutta l’America Latina, quasi ovunque in Europa, in Africa si é costituita una rete ed inizia ad essere presente anche in Asia. Credo che ci sia una omogeneitá di idee, i movimenti si confronteranno tutti in un seminario o due, vedremo come organizzarli a Belem nel Gennaio 2009.

Penso che le contraddizioni nasceranno con i Governi e nasceranno in particolare con il Governo Brasiliano.

Forse non nasceranno sulla questione di mantenere pubblica la gestione dei servizi ma potranno nascere, per esempio, dal fatto che il Brasile accetti o meno di farsi parte attiva nel porre la questione alle Nazioni Unite ed agli organismi internazionali, nel dire “Non si puó piú andare avanti con la mercificazione dell’acqua, l’acqua va riconosciuta come un diritto umano”.

Finora il Brasile non l’ha fatto, e questo é un dato.

Puó darsi che avremo dei problemi con i finanziamenti, il Brasile é un Paese ricco, non é un Paese africano povero, é un Paese con una parte di cittadini ricchissimi, perché non arriva acqua nelle favelas ?  Si pensano opere faraoniche ma non all’acqua per i poveri, questo é un altro problema su cui dovremo probabilmente scontrarci.    Poi c’é la grande partita sull’Amazzonia , io credo che questa sia la partita piú importante e qui c’é molto in gioco.

Non vorrei essere scambiato per uno favorevole alle grandi dighe io non lo sono, o favorevole all’uso del biocombustibile per sostituire il petrolio in esaurimento, o a tutte  le opere che stanno nascendo in manomissione dell’Amazzonia, ma non sono neanche un fanatico che dice che non si dovrebbe toccare niente.

Il problema da porsi é se queste operazioni che si stanno pensando in Amazzonia, che si chiamano Belo Monte o Rio Madeira, che si chiamano Biogas o biocombustibile o alcool, che si chiamano sviluppo di piantagioni di eucalipto ecc., sono degli episodi presi a se stanti che riguardano la vita e le scelte di alcuni Stati o Municipi dell’Amazzonia oppure sono il collocare l’Amazzonia , per una scelta strategica del Governo, interamente sul mercato. Cosí, come una grande risorsa da mercificare nel suo complesso, per conquistarsi il posto a tavola all’interno del mercato globale con un ruolo da primo attore, spendendo il proprio patrimonio di risorse.

 

Quindi da una parte Lei ritiene che potrebbero sorgere delle differenze di vedute  tra i partecipanti del Forum Sociale Mondiale del 2009, i movimenti ecc, ed il Governo che ospita l’evento per ció che concerne determinati argomenti. Ovviamente da parte del Governo brasiliano esistono preoccupazioni per lo sviluppo di un territorio quale l’Amazzonia che ospita 20 milioni di persone, oltre che il maggior bioma del Pianeta, queste sono perlopiú povere, con bassissimi indici di sviluppo umano, che vivono allo stremo e nelle malattie. Questo pone al Governo delle scelte, anche difficili.

Cerchiamo di rimettere in ordine il peso di ogni problema che viene posto. Per esempio, 20 milioni di abitanti é un bel numero di esseri umani, peró abbiamo un territorio che é enorme. É veramente necessario per migliorare le condizioni di vita di questa popolazione la costruzione di enormi dighe per la generazione di energia, come si ha intenzione di fare, o sono necessarie per l’industria, visto che poi l’energia elettrica giá prodotta non arriva certo a tutti gli abitanti? Per questi abitanti c’é forse bisogno della produzione di eucalipto?

Il territorio puó senz’altro fornire condizioni di vita migliore ai suoi abitanti. Poi dipende dal modello di sviluppo che si sceglie e dalla sostenibilitá di questo sviluppo.

20 milioni é un numero di persone con le quali si puó dialogare piú facilmente, non é certo il miliardo e mezzo della Cina , con i quali aprire un discorso di partecipazione diventa un pó complicato. Si capisce che i Cinesi abbiano dei problemi ad attuare la partecipazione anche per motivi politici, ma in Amazzonia sarebbe possibile. Bisognerebbe capire che tipo di sviluppo, che tipo di economia, che tipo di mobilitá. Cioé: in posti diversi soluzioni diverse.

Che tipo di bisogni anche, sanitari, scolaritá, ecc. Se ne discutiamo insieme forse viene fuori che la costruzione di una megadiga non sia sempre la soluzione piú appropriata, o che distruggere irreversibilmente milioni di ettari di territorio per farne pascolo serva poco al fine di creare posti di lavoro e piú ad alimentare l’arricchimento di pochi.

Forse potrebbe essere piú utile discutere nei diversi territori dove vivono questi 20 milioni di abitanti, insieme a loro, quale potrebbe essere la scelta migliore per migliorare il loro reddito e le loro condizioni di vita, scegliendo per problemi diversi soluzioni diverse, forse é meglio che scegliere una soluzione unica per realtá tra loro differenti.

Noi pensiamo che il Forum del 2009 sia un occasione per affrontare tutti insieme queste discussioni aprendo un canale di riflessione seria con le istituzioni, non possiamo dare per scontato di avere giá le risposte in tasca, possiamo pensare che attraverso le discussioni  si possa giungere ad una migliore comprensione delle scelte da fare.