L’italiano che c’è in te 210

La professoressa Vani Bortoluzzi Madeira, nata a Santa Maria, sposata con un discendente delle Azzorre, medico veterinario Paulo César de Oliveira Madeira, genitori di Renata e Vinicius, si definisce italiana d’acciaio:

“Come la maggior parte dei discendenti italiani, provengo da una famiglia numerosa e abitavo nella colonia. I miei avi giunsero nel 1877 nella Quarta Colonia di Silveira Martins. Sono figlia di Bejamim Bortoluzzi e di Maria Mainardi e sorella di Celita Maria, Élvia Maria, João Carlos, Sérgio Renato, Walter Luís, Carlos Roberto, Janes Maristela, e Oscar José e Vanderlei. Nell’infanzia non mi preoccupai minimamente di impararare le abitudini ed i costumi italiani visto che entravano nelle nostre vite naturalmente. Tutto quello che ho imparato con i “nonni” ed i genitori ha continuato ad esistere in me, in parte nella pratica e in parte nel mio subcosciente. E quando ce ne andammo, tanto io come i miei fratelli, chi per studiare in collegio e chi in seminario, ringraziammo Dio.

PATROCINANDO SUA LEITURA

Credevamo che per aver successo nella vita avremmo dovuto perdere quell’aria da coloni, studiare e parlare portoghese. Ma un sentimento latente sempre rimase, una specie di nostalgia, quasi come se avessi tradito le mie origini. Fuori di casa, in altre realtà, poco sapevo e poco mi interessava parlare Talian, come si parlava in casa o con i vicini nella Quarta Colonia. Scriverlo…nemmeno per sogno, visto che allora nemmeno c’erano libri in Talian.

I più vecchi non parlavano molto del passato e non si registrava niente. Alle volte mi sorprendevo, pensandolo con me stessa, visto che tutti ci chiamavano gringos (stranieri, ndt) – ma, in realtà, che tipo di gringa sono? Studio, lavoro, matrimonio, figli, cambiamenti nella vita.

Per ragioni di lavoro di mio marito andai ad abitare a Estrela, un’accogliente città con l’80% della popolazione discendente di tedeschi, tutti cultori della propria identità. Poi venne il momento della mia pensione.

Pensai – O ora o mai più! Mi iscrissi ad un corso di Italiano, studiai per molti anni la lingua di Dante, l’italiana, e allo stesso tempo mi interessavo alla storia dell’immigrazione.

Iniziai a scrivere un editoriale su un giornale locale sull’argomento. Ma è in una associazione di italiani qui ad Estrela, lontano dalle mie radici, che ho potuto riscattare e convivere meglio con la mia italianità, nella “Società Italiana Fior dei Piani”.

Mi associai e, senza nemmeno accorgermene, già ero membro della direzione…presidente e poi rieletta. Sono oltre 150 soci, una sede propria con una capacità di 300 persone, dove facciamo pranzi, cene, incontri, canti, partite a carte, morra…

Abbiamo una pedana per il Tiro al Piattello e una sede in un’area di 1 ettaro e mezzo. Ma quello che ci rende più orgogliosi è la nostra attività culturale. Oltre a vivere la lingua, abbiamo una biblioteca, gruppi di danze folcloristiche, di canto, il programma settimanale di radio– “La buona musica italiana” –  di canzoni e cultura italiane, presentato da me.

Un momento importante è stata la costruzione di un capitello dedicato a Santa Lucia, inaugurato il 25 settembre 2005, con una processione, statua, la sua struttura per caricarla, Messa in Talian, canti e pranzo tipico, degustato da italiani e tedeschi. Mi sento ricompensata.

Sono riuscita a riscattare le mie origini, anche con un viaggio in Italia nel 2002, tornando a Treviso, luogo da dove partirono i Mainardi ed i Bortoluzzi. Sono e di ciò ne sono orgogliosa, italiana da tutti e quattro i lati”

Professoressa Vani, in pensione dal magistero, ha trasformato la sua vita in una cattedra viva della cultura italiana convivendo con la famiglia, la religione, il sociale ed il folclore, non dimenticando nulla e senza perdere la storia, le origini e la genealogia italiane. (Traduzione Claudio Piacentini)