Pequena flor em macro (Foto Desiderio Peron / Arquivo Insieme)

La professoressa Alice Depiné Bertoli Arns, Curitiba-PR, parla della sua italianità che proviene dal cuore:

“Nel 1973, con mio marito, Felippe Arns e Don Paulo Evaristo Arns, nella cerimonia di nomina a cardinale, feci il mio tanto sognato viaggio in Italia. Ebbi l’indescrivibile sensazione di toccare la terra degli avi. Ore dopo, sotto una leggera nevicata, la benedizione di Paolo VI. Una delle emozioni più grandi fu ricevere la comunione dalle mani di questo Papa intellettuale. Nella storia e nell’arte di Roma ho messo il mio sguardo sulle origini del cristianesimo. Venezia al tramonto. La laguna, il mare. La Basilica di San Marco. Ad Assisi la storia di San Francesco e Santa Chiara.

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Ma Belluno, Trento…, dove sono alcune delle mie origini?! Gli studi mi chiamavano e così il ritorno in Brasile. Tornando, una grande nostalgia, immaginavo l’epopea degli avi, fuggendo da guerre e sofferenze! Pensai molto sulla mia italianità. A che cosa devo questa coscienza che mi accompagna fin dalla mia infanzia? Ecco la risposta:

– Il sangue, l’affetto, la lingua. Forse conseguenze delle difficoltà e sofferenze degli immigranti, che ho assimilato nei dialoghi con i miei genitori e nonni, vicino al “fuoco”.

I bisnonni paterni e materni e la nonna materna, Luigia Bogo Depiné, vennero dall’Italia. Carlo Depiné, padre di Davide, mio nonno materno, era di Terlago-TN e sua moglie Teresa Fadanelli, di Rovereto-TN. Luigi Bertoli, bisnonno paterno, partì da Villa Agnedo-TN, insieme al fratello Giovanni e il padre, il patriarca Giovanni Bertoli, arrivando in Brasile nel 1875. Luiz Bertoli, nonno paterno, era figlio di Luigi Bertoli. Nonna Margarida Lenzi Bertoli, di Samone-TN, fu sua fedele moglie, di solida fede trasmessa ai figli e nipoti.

Luiz Bertoli, da fabbro a mandriano, divenne il più importante colonizzatore del Alto Vale do Itajaí. Nel 1912, iniziò la colonizzazione di Rio do Oeste. Proseguì aprendo strade, costruendo ponti, chiese e scuole, raggiungendo i comuni di Taió, Ribeirão Grande (odierna Salete), Rio do Campo. Lasciò tracce a Pouso Redondo, Pastagem (odierna Agronômica), Dona Luíza, Benedito Novo, Rio dos Cedros e Ituporanga.

Mio padre, Leandro Bertoli, dinamico e imprenditore, era così buono e sensibile che emozionava con le sue nostalgiche canzoni, la cui prediletta era “Bella Moretina, ciao”. Continuando il lavoro di suo padre, trasformò Rio do Oeste-SC in un centro industriale, commerciale ed educativo e ne fu il suo primo sindaco. Concretizzando l’ispirazione di suo padre, costruì e mantenne l’Ospedale della Carità Luiz Bertoli. Il figlio Gentil Bertoli, anche egli sindaco, promosse corsi di italiano, cori, gruppi folcloristici ed intercambi culturali.

Il mio affetto per l’Italia lo sviluppai fin da quando ero in braccio ai miei genitori. Le canzoni italiane mi ricordano l’indimenticabile voce di mia madre ed il suo bello e dolce viso.
Fin dall’infanzia ci riunivamo davanti all’oratorio del Sacro Cuore di Gesù, per pregare in italiano. Papà, seduto sul bordo del letto, ci raccontava storie in italiano, concludendo con un proverbio. La nonna, Luigia Bogo Depiné, di Belluno, ricordando il “bel paese” dove era nata e l’affettuosa convivenza con i suoi genitori – Ângelo Bogo e Laura Casotti – profondamente religiosa, ci ha lasciato preghiere, canzoni, proverbi come: “Chi si sveglia sull’aurora / Vien dal letto presto fuora, / Poiché l’aria mattutina / È salubre medicina!”

Nonno Davide Depiné parlava trentino e la nonna veneto. Ma entrambi sapevano parlare in tutte e due le lingue che sono state la base per i miei approfondimenti nel Corso di Lettere, in lingua italiana e letteratura italiana.

Oggi mi piace leggere gli scrittori ed i poeti italiani. Nel leggere Dante e Leopardi ricordo parole venete e trentine e la mia italianità esce naturalmente”.

Letteratura, arte, religiosità e storica realtà della saga immigrante trova soazio nel cuore di Alice, che unisce italianità e germanicità. (Traduzione Claudio Piacentini)