Caros leitores, neste primeiro artigo da série, gostaria que vocês refletissem seriamente sobre as doze situações que listo abaixo, todas elas verídicas. Leiam com atenção e tentem tirar, por vocês mesmos, algumas conclusões. Vamos lá:
Caso 1. Due avvocati decidono di montare il proprio studio legale. Lavoravano, fino ad allora, come dipendenti di un avvocato italiano noto in tutto il Brasile, probabilmente guadagnando tra i 1200 ai 1500 Euro al mese. Iniziano la loro crociata per l’America del Sud, per trovare e fondare consulenze – in verità meri procacciatori di clienti – senza importarsi della formazione o idoneità di questi. Nel loro “accordo di collaborazione” prevedono tutta la responsabilità sulle spalle dei possibili consulenti; prevedono, inoltre, il divieto di comunicazione diretto con i clienti (che deve restare incarico esclusivo dei consulenti) e, in caso di disaccordo commerciale, la non restituzione dei documenti dei clienti/contrattanti.⊲
Caso 2. Una signora fa pubblicità dei suoi affari, al fine di sceglierli. Ora non ha come obiettivo il cliente finale ma la “formazione” dei consulenti. In una pubblicità degna del più americanizzato marketing, sembra vestita come una “donna dell’alta società”, dicendo ai suoi interlocutori che loro, così come lei, possono arricchirsi con la cittadinanza italiana, realizzando i loro sogni di consumo più desiderati: vivere in Europa, comprare un palazzetto e avere auto di lusso. Per tutto ciò basta comprare il “corso di cittadinanza italiana” per imparare a intercettare clienti per un curiosamente non citato studio legale in Italia.⊲
Caso 3. Un avvocato che non parla una parola di portoghese diffonde sulle reti sociali il seguente ricatto: decine di famiglie brasiliane sono entrate in contatto con lui raccontando di essere vittime dei “avvocati” truffaldini brasiliani. Non presenta prove; comunque, usa come marketing, per la sua contrattazione diretta, il supposto – e non rispettoso – aspetto criminale degli “avvocati” brasiliani. Non dice e non lascia chiaro quali sarebbero i suoi contatti nell’emisfero Sud, visto che la prestazione dei servizi in cittadinanza riconosciuta giudizialmente coinvolge, necessariamente, professionisti situati in Italia e… in Brasile.⊲
Caso 4. Noti avvocati italiani sono il lato scuro di un’impresa nota per comprare spazi pubblicitari nei più grandi mezzi di informazione brasiliani. Tale società vende, indiscriminatamente, servizi privati di giurisprudenza senza, tuttavia, essere almeno guidata da un professionista giuridico. In totale disprezzo per le leggi patrie, rilasciano procure ad avvocati impossibilitati, per legge, a ricevere ciò in terra brasiliana; alcune delle consulenze basate sulla lunga mano di questa società pubblicano sulle loro reti un “nuovo giuridico”, pubblicando foto che ostentano uno di loro – anche dinnanzi al divieto di prestazione dei servizi di consulenza giuridica in Brasile da parte di avvocati stranieri non registrati qui. Per amministrare, in Brasile, le “tecnologie” cedute dall’impresa, i brasiliani non ricevono nulla dagli avvocati italiani che non sia l’”onore” di lavorare per i rispettivi dottori, potendo utilizzare i loro degnissimi nomi e foto sui social network e materiali pubblicitari in generale. ⊲
Caso 5. Problemi commerciali tra un’impresa di consulenza ed un ufficio italiano lasciano i clienti disperati. L’ufficio inizia a non rispondere ai clienti dell’azienda; si nega di restituire i documenti e/o passare ad un terzo avvocato i processi in corso in Italia. La situazione finisce con un processo in Brasile: processo, tuttavia, destinato al fallimento, data la binazionalità del “accordo di collaborazione” firmato. I clienti, sebbene principali interessati, sono trattati tutto il tempo come parti terze, ritrovandosi in attesa di una soluzione concreta per i rispettivi casi.⊲
Caso 6. “Impresa” di consulenza, dopo aver intercettato oltre 40 casi per il riconoscimento giudiziario, sparisce con i soldi e i documenti delle famiglie. Dietro a ciò, un disaccordo commerciale tra l’assessore ed uno studio legale in Italia. L’ufficio italiano “se ne lava le mani”: anche perché non c’era nessun contratto con nessuno di questi clienti. Il socio rimanente della consulenza, in Brasile, “passa la patata bollente” in terre italiane per trovare “una buona anima di avvocato” che possa riprocessare i casi senza nuovi costi; la paura è di essere inquadrati qui come come truffatori. ⊲
Caso 7. Lo studio italiano, seppur fosse necessario presentarsi in seconda udienza di famiglia italo-brasiliana, non si presenta. Il giudice del caso giustamente chiude il processo senza soluzione di merito; non è presentato ricorso; lo studio non dà spiegazioni e non restituisce i documenti. Dopo due anni, il risultato per la famiglia è solo il pregiudizio. L’assessore contrattato in Brasile scompare senza dare spiegazioni. La famiglia dovrà iniziare un nuovo processo, letteralmente da zero. Per far sentire le sue ragioni contro lo studio in Italia, spenderebbe la stessa somma necessaria per un secondo processo di cittadinanza; e così, a causa di ciò, vi rinunciano, accettando in silenzio l’amarezza di tutta la situazione.⊲
Caso 8. Avvocato italiano residente negli Stati Uniti – e senza alcuna possibilità di tornare in Italia – scrive lettere per “consulenze” in Brasile. La sua proposta è di “collaborazione” per i processi di riconoscimento della cittadinanza. Dato che non sarà presente in Italia per lunghi anni, subcontratta: paga una inezia a colleghi italiani affinché scrivano le petizioni iniziali e partecipino alle udienze. Parliamo di 100 Euro per le petizioni iniziali e 200 Euro per le udienze. Pertanto, “investe” da 300 a 500 Euro a processo, facendo pagare, almeno (per un richiedente), l’economico valore di 2000 Euro per un richiedente e 600 Euro extra per ogni nuovo richiedente. ⊲
Caso 9. Azienda “ricercatrice” di documenti in Italia, approfittando dell’assenza di controlli dei certificati italiani, trova miracolosamente qualsiasi certificato. Quando non riesce ad ottenerlo, ne rinnova” uno antico o ne “crea” uno. Le persone, in Brasile, ricevono certificati che capiscono essere molto strani, anche per lo standard senza controllo dell’Italia. Alcune – più serie – rifiutano il documento; altre – più inclini al crimine – stanno zitte e ci provano. L’importante sarà il risultato finale; se andrà bene, avremo nuovi cittadini italiani senza tante difficoltà. Se no, pazienza. Basterà non recarsi in Italia mai più, per evitare problemi con la legge.⊲
Caso 10. Impresa di cittadinanza in Brasile si installa in un luogo che si rivela un successo dal punto di vista finanziario. Si aspettava di fatturare poche migliaia di Reais; nel primo anno, il valore è a sei cifre. Decide di aprire conti bancari a nome di tutta la famiglia, anche dei bambini, per distribuire i profitti e sviare il fisco. Dato che gli avvocati italiani sono stati tassativi sul non pagamento delle imposte in Italia, l’impresa non sa come inviare loro la parte spettante. Gli avvocati italiani stanno pensando di mettere i soldi in valige e portandoli in Italia con frequenti viaggi in Brasile, seppur credano essere più giusto che siano i brasiliani a fare ciò.⊲
Caso 11. Avvocato brasiliano capisce quanto possa rendere il settore. Subito dopo inizia a dichiararsi “specialista” – senza aver nessuna formazione che giustifichi il titolo – e fare un marketing spinto sui social network. Fa capire che ha capacità di agire anche in Italia; i suoi clienti non hanno la minima idea di chi, in realtà, sarà l’avvocato italiano a seguirli oltre amare. Tutto sembra come se fosse lui stesso la persona responsabile di tutto il processo di riconoscimento della cittadinanza – e ai clienti intercettati viene negato anche il diritto ad un contratto con il vero fornitore dei servizi legali in Italia. Non ha un ufficio registrato nella sezioni dell’OAB [Ordine degli Avvocati Brasiliani] – sebbene nelle sue pubblicità parli ostentatamente di uno – avendo, in verità, il CNPJ [Partita IVA] di una PMI.⊲
Caso 12. Avvocato italo-brasiliano invia lettere mesi prima delle convocazioni realizzate dai Consolati, benché le liste degli iscritti siano…anonime. Utilizzando informazioni privilegiate, passa davanti a molti colleghi, potendo “pescare” i suoi pesci direttamente alla fonte. Non si sa come ha avuto (o ancora ha) accesso ai dati di migliaia di persone che dovrebbero essere, tanto per le leggi italiane come brasiliane, segreti. Mi fermo qui credendo che, per i buoni intenditori, porto esempi molto rappresentativi. Nel prossimo numero, inizieremo i commenti ai casi. In questo momento importa sensibilizzare i lettori per la necessità urgente di implementare regolamentazioni a questa prestazione di servizi. Spero che si spaventino molto. Al prossimo numero.