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CURITIBA – PRDizendo-se “surpreso, entristecido e indignado”, o presidente da Ital-UIL no Brasil, Fábio Porta, endereçou longa carta ao editor da revista Insieme, jornalista Desiderio Peron, um dia depois que o conteúdo de uma entrevista concedida pelo cônsul geral da Itália em Curitiba, Riccardo Battisti, foi publicada na Internet. Na entrevista, publicada originalmente na edição de fevereiro da revista, o cônsul afirmou, em resposta a uma pergunta sobre a possibilidade de terceirização de alguns serviços para atendimento da “fila da cidadania” que “em Curitiba não temos estruturas grandes tipo patronatos fortes nas quais eu possa confiar 100% em termos de transparência e honestidade” (ver conteúdo da entrevista na íntegra).

Pedindo explicações ou retratação, o presidente da Ital-UIL pergunta como é possível sustentar isso quando a Ital-UIL funciona no Paraná e Santa Catarina há mais de dez anos e tem seus escritórios no mesmo edifício do Consulado, cuja assistente social vale-se do escritório da entidade para o serviço de atendimento a indigentes. Em socorro à reputação da instituição que dirige invoca o testemunho do presidente atual do Comites PR/SC, Gianluca Cantoni, que atuou por algum tempo na organização local da Ital-UIL.

Na carta, o sociólogo Fabio Porta, que foi candidato nas eleições políticas italianas do ano passado (é suplente de deputado) estranha a posição do cônsul Battisti em confronto com aquela defendida pelo embaixador Michele Valensise em recente carta, que convida – segundo afirma – os patronatos que operam no Brasil a assinar um convênio para oferecer suporte aos consulados. “No fundo, no fundo, os verdadeiros problemas do drama da nossa rede consular não são devidos a uma grave falta de recursos (humanos e financeiros) – observa Porta em sua carta – mas “um dos verdadeiros problemas é a falta de uma vontade, em certos níveis da administração burocrática da Itália no exterior, de procurar soluções possíveis e simples”.

O sociólogo Porta sustenta que “os problemas existem, assim como também as propostas de solução”. Mas pergunta se “continuaremos a nos esconder atrás de um dedo, talvez agarrando-nos às dúvidas de um conselheiro do CGIE ou de um deputado mal informado?” Ou “continuaremos a fazer como avestruzes, colocando a cabeça na areia para não ver o drama que acontece todos os dias às portas de nossas sedes consulares?”

Na carta ao editor da revista Insieme, Porta assegura que se a afirmação, principalmente a referência à “transparência e honestidade” for confirmada, isso seria “lesivo à nossa instituição e às pessoas que nela trabalham com espírito de dedicação e extrema competência”. Ao final, faz um apelo: arregacemos as mangas, mas com uma missão: melhorar os serviços a favor da grande comunidade italiana no mundo”. Confira a carta, na íntegra:

                            


u “Ho avuto modo di leggere sul sito internet di Insieme alcune anticipazioni sulla opportuna denuncia che, attraverso interviste e approfondimenti “ad hoc”, la tua rivista di questo mese fa in relazione alla ormai cronica “fila della cittadinanza” davanti al Consolato Generale d’Italia di Curitiba.

Le dichiarazioni del Console Generale, Riccardo Battisti, mi hanno sorpreso, amareggiato e indignato.

Come è possibile sostenere che “a Curitiba non abbiamo strutture grandi tipo patronati forti di cui io mi possa fidare al cento per cento in termini di trasparenza e onestá”, quando l’ITAL-UIL, presente da oltre dieci anni nella capitale del Paraná ed in quella dello Stato di Santa Catarina non solo è l’unico patronato attuante nei due Stati ma addirittura, da qualche anno, ha i propri uffici proprio nello stesso Palazzo del Consolato?

Non solo, il Console sa (o dovrebbe sapere) che proprio grazie alla presenza del Patronato ITAL-UIL oggi la situazione del Consolato Generale non è esplosiva, in considerazione dell’assistenza fornita giornalmente dalle nostre due infaticabili operatrici.

Forse il Console Generale non sa nemmeno che l’assistente sociale del Consolato – grazie alla disponibilità dell’ITAL-UIL di Curitiba – riceve i nostri connazionali indigenti proprio presso il nostro ufficio (due piani sotto il Consolato)?

Basterebbe che il Console Battisti, che tra l’altro ho incontrato poche settimane fa invitandolo a conoscere i nostri uffici, chiedesse al Presidente del Comites del Paraná e Santa Catarina Gianluca Cantoni di illustrargli la mole e la serietà del servizio offerto dal nostro Patronato, considerando che lo stesso Cantoni ha avuto una importante e positiva esperienza proprio nella riorganizzazione dei  servizi dell’ITAL-UIL a Curitiba.

Perché allora tanta disinformazione?

Forse perché, in fondo in fondo, i veri problemi del dramma della nostra rete consolare non sono solo dovuti ad una grave mancanza di risorse (umane e finanziarie).

Uno dei veri problemi è la mancanza di una volontà, a certi livelli dell’amministrazione burocratica dell’Italia all’estero, di cercare soluzioni possibili e semplici.

Fortunatamente l’Ambasciata d’Italia a Brasilia sta su tutt’altre posizioni, considerando il tenore della lettera con la quale, recentemente, l’Ambasciatore Valensise invita i Patronati presenti in Brasile a firmare quanto prima una vera e propria convenzione proprio in funzione del supporto da offrire ai Consolati.

Lo stesso dicasi per l’amico e collega del Console Battisti, Ministro Marco Marsilli che – a San Paolo – all’indomani del suo arrivo ha organizzato opportunamente un giro di visite a tutti gli 8 (otto !) patronati presenti in loco.

Posizioni queste, in sintonia con la forte richiesta avanzata dai patronati del Ce.Pa. (Centro Patronati del quale fanno parte Acli, Inca, Inas e Ital) al Ministero degli Esteri per la stesura definitiva di una convenzione-quadro che dia seguito a quanto giá previsto dall’art. 11 della Legge 152/2000 di riforma degli Istituti di Patronato.

E allora? Continuiamo a nasconderci dietro a un dito, magari aggrappandoci ai dubbi di un Consigliere Cgie o di un deputato male informato?

Vogliamo continuare a fare come gli struzzi, mettendo la testa sotto la sabbia per non vedere il dramma che si consuma ogni giorno allo sportello delle nostre sedi consolari?

I problemi esistono, come anche le proposte di soluzione.

Sull’analisi del problema e sull’individuazione delle soluzioni potremo anche avere idee piú o meno discordanti, tra rappresentanti della comunitá e delle istituzioni: ció che non è ammissibile è la mancanza di buon senso e di buona volontá, a volte causa di tanti equivoci e di malintesi, oltre che del cattivo funzionamento di alcune nostre sedi consolari.

Allora vorrei concludere complimentandomi ancora una volta con te e la tua bella rivista per la scelta coraggiosa e il servizio prestato alla comunitá e tranquillizzando il Console di Curitiba circa le nostre intenzioni, che continuano ad essere di collaborazione nei confronti del Consolato e di stima e fiducia rispetto al lavoro del Console e della sua equipe.

A condizione peró che il dott. Battisti chiarisca o ritratti le sue gravi affermazioni, specialmente quelle riferite alla dovuta “trasparenza e onestá” del patronato, frase che, se confermata, sarebbe lesiva della nostra istituzione nonché delle persone che vi lavorano con spirito di dedizione ed estrema competenza.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare allora, rimboccandoci le maniche ma con una missione: migliorare i servizi a favore della grande comunitá italiana nel mondo.”