Analizzando il comportamento del governo italiano in relazione alle regole di ingresso in Italia nel post-pandemia del Coronavirus, il presidente del Comites – ‘Comitato degli Italiani all’Estero’ di Recife, Daniel Taddone, è categorico: “L’episodio preannuncia che in una situazione di futura emergenza, l’Italia abbandonerà gli italiani residenti all’estero al loro destino”.

In una tele-intervista alla rivista Insieme, Taddone fa notare che nessuna delle correnti politiche – “dall’estrema sinistra all’estrema destra” – si sia occupata dell’argomento: “Tutti ne sono responsabili”, ad eccezione di una deputata eletta negli Stati Uniti, chiamata Fucsia Nissoli, FI, che ha anche inviato una richiesta di chiarimenti al governo.

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“Nessuno commenta, l’opinione pubblica non se ne interessa, le persone sembrano anestetizzate”, dice. Ma l’Italia è un paese che ha un’enorme comunità sparpagliata per tutto il mondo.

Secondo Taddone, è assurdo che l’Italia non abbia previsto nessuna misura eccezionale per i casi di necessità di ritorno nel territorio, condannando tutti i suoi cittadini iscritti all’Aire (il registro dei residenti all’estero) alle generiche limitazioni. “Di quanti casi stiamo parlando?”, domanda, rispondendo che “sarebbero al massimo 50”. Ma la questione non è numerica ma di clamorosa discriminazione tra italiani di serie “A” e di serie “B”.

A differenza di paesi come Israele, l’Italia non ha nemmeno fatto riferimento alle migliaia di cittadini residenti all’estero (gli iscritti all’Aire sono oltre 5 milioni in tutto il mondo), osserva il presidente del Comites di Recife. Ciò farà sì che qualsiasi italiano che vada all’estero, d’ora in poi, pensi due volte prima di iscriversi all’Aire, visto che ora “c’è una prova evidente che il cittadino italiano residente all’estero iscritto all’Aire è secondario nelle politiche del Paese”, dice Daniel Taddone.

Se l’Italia “mi volta le spalle” in un momento di pandemia, allora “io analizzo le altre questioni che possono arrivare alla questione del servizio consolare e del riconoscimento della cittadinanza”, aggiunge Taddone, criticando duramente il silenzio della “nostra rappresentanza parlamentare” in presenza di casi concreti e nell’esercizio del mandato ottenuto dal voto, nelle urne.

(Traduzione Aiuta sotto la supervisione di Claudio Piacentini – Roma)