Tasse sulla cittadinanza: L’“immensa indignazione” degli italo-discendenti nel mondo. Misure che escludono chi “non ha denaro”

Un “manifesto contro il trattamento discriminatorio e arbitrario adottato dal governo italiano nei confronti dei cittadini italiani nati all’estero” è stato appena lanciato da Abbraccio – Associazione Brasiliana dei Professionisti della Cittadinanza Italiana, un ente ancora in fase di costituzione. Il testo del messaggio esprime una “immensa indignazione per la recente decisione del governo italiano di imporre tasse giudiziarie esclusivamente per i processi di riconoscimento della cittadinanza”.

La misura, che “discrimina milioni di discendenti di italiani nel mondo”, è contenuta nel testo approvato ieri dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati italiana durante l’esame del Disegno di Legge di Bilancio per l’anno prossimo. Il provvedimento prevede sostanziali modifiche alle “tasse di cittadinanza”: 600 euro per richiedente come tassa giudiziaria; il raddoppio della tassa consolare, da 300 a 600 euro; 600 euro per il riconoscimento diretto nei comuni, che potranno anche richiedere fino a 300 euro per il rilascio di certificati di registri con più di 100 anni.

PATROCINANDO SUA LEITURA

Sull’argomento, Insieme ha intervistato ieri il deputato Fabio Porta, che, in una diretta da Roma senza video, ha fornito le prime informazioni sulla decisione della Commissione Bilancio. In serata, Insieme ha promosso il primo di una serie di “4Chiacchiere” sul tema, a cui hanno partecipato il presidente di Natitaliani, Daniel Taddone, il presidente di Abbraccio, Luiz Scarpelli, oltre all’avvocata Claudia Antonini e all’avvocato Gustavo Guaragna.

La nota di Abbraccio afferma che il riconoscimento della cittadinanza italiana “è un diritto inalienabile”, ma che “trasformando l’accesso a questo diritto in un ‘business lucrativo’ tramite l’imposizione di tasse, il governo italiano si appropria, in modo coercitivo, di qualcosa che appartiene legittimamente a tutti i discendenti di italiani”.

MANIFESTO CONTRO IL TRATTAMENTO DISCRIMINATORIO E ARBITRARIO ADOTTATO DAL GOVERNO ITALIANO NEI CONFRONTI DEI CITTADINI ITALIANI NATI ALL’ESTERO

La comunità italo-brasiliana, composta da milioni di cittadini italo-discendenti nati all’estero, rappresentata in questo manifesto dai professionisti che operano nel rispetto della legge in Brasile e in Italia (avvocati, genealogisti, traduttori giurati, ricercatori di documenti, preparatori di pratiche, ecc.), che li assistono nel riconoscimento del loro status di cittadini italiani iure sanguinis, esprime la propria immensa indignazione per la recente decisione del governo italiano di imporre tasse giudiziarie esclusivamente per i processi di riconoscimento della cittadinanza.

Tale misura discrimina milioni di discendenti di italiani in tutto il mondo, creando un sistema di caste che pone al vertice della piramide i cittadini italiani nati in Italia, e sotto di loro due altre caste: la prima, degli italiani nati fuori dall’Italia ma che hanno denaro, e una seconda, trattata come paria, degli italiani nati fuori dall’Italia e che non hanno mezzi economici.

Questa condotta rivela un atteggiamento simile a pratiche predatorie, in cui lo Stato, invece di universalizzare l’accesso ai diritti fondamentali, cerca di trarre profitto da ciò che dovrebbe essere garantito dalla legge.

È importante ricordare che il principale responsabile del massiccio afflusso di processi giudiziari per il riconoscimento della cittadinanza italiana nei tribunali italiani, fenomeno osservato a partire dal 2018, così come il fenomeno precedente al 2018 del grande flusso di brasiliani per effettuare processi amministrativi sul suolo italiano, è dovuto unicamente e esclusivamente alla completa incompetenza e incapacità, per non dire alla mancanza di volontà, di questo stesso Stato italiano nell’offrire un accesso universale a tutti i cittadini italiani sparsi nel mondo, che sono italiani davanti alla legge tanto quanto coloro che sono nati sul suolo italiano.

Il riconoscimento della cittadinanza italiana è un diritto inalienabile, garantito dalla Costituzione italiana. Tuttavia, trasformando l’accesso a questo diritto in un “business lucrativo” tramite l’imposizione di tasse, il governo italiano si appropria, in modo coercitivo, di qualcosa che appartiene legittimamente a tutti i discendenti di italiani. Questa condotta, che assomiglia alla logica mafiosa — imponendo una “quota sui profitti” per garantire l’accesso a un diritto —, è inaccettabile e incompatibile con i valori democratici e repubblicani che dovrebbero guidare la nazione italiana.

La comunità di italiani nati in Brasile esprime pubblicamente la propria indignazione e ripudio nei confronti della recente decisione del governo italiano di imporre tasse giudiziarie esorbitanti esclusivamente per i processi giudiziari e amministrativi di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis. Questa misura non solo discrimina i discendenti di italiani in tutto il mondo, ma approfondisce anche un debito storico dell’Italia verso coloro che, in passato, furono costretti a emigrare sotto false promesse di prosperità.

Alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX, milioni di italiani furono incoraggiati a lasciare la loro terra natale, spinti dalla miseria e illusi da una politica statale che prometteva opportunità in terre lontane. In realtà, questi immigrati furono abbandonati a sé stessi, affrontando condizioni disumane e sfruttatrici nei loro paesi di destinazione. Il Governo Italiano chiuse gli occhi su questi abusi e impiegò decenni, per pura convenienza, a disincentivare la sfortuna dei suoi cittadini meno favoriti. Queste persone furono, in pratica, vittime di una strategia dello Stato italiano per “liberarsi dei miserabili”, trasferendo ad altri paesi i problemi sociali ed economici che non riusciva a risolvere.

Ora, più di un secolo dopo, la storia si ripete. Il governo italiano nega ai discendenti di queste vittime il riconoscimento della loro cittadinanza, creando barriere finanziarie che rendono il diritto irraggiungibile per molti. La decisione di imporre una tassa di 600 euro per persona per vedere riconosciuto un diritto originario:

1.Ignora il debito storico dell’Italia verso i suoi emigranti: I discendenti di italiani portano nelle loro storie familiari le cicatrici di una politica che abbandonò i loro antenati, ma, nonostante ciò, mantengono viva la cultura, la lingua e i valori italiani in tutto il mondo.

2.Rafforza una discriminazione strutturale: Imponendo tasse unicamente per i processi di riconoscimento della cittadinanza — senza applicarle ad altri tipi di azioni giudiziarie —, la misura espone un pregiudizio xenofobo, trattando i discendenti della diaspora come cittadini di seconda classe.

3.Trasforma un diritto in un prodotto di lusso: Imponendo costi significativi per il riconoscimento di un diritto garantito dalla Costituzione, il governo italiano elitizza e trasforma la cittadinanza in un privilegio accessibile solo a chi può pagare.

4.Disprezza il contributo della diaspora: Gli emigranti italiani e i loro discendenti hanno contribuito a costruire le nazioni che li hanno accolti, inviando spesso risorse finanziarie all’Italia e sostenendo l’economia del paese in momenti di crisi. Questo lascito dovrebbe essere riconosciuto, valorizzato e rispettato, e non disprezzato.

5.Viola il principio di uguaglianza: La Costituzione della Repubblica Italiana è chiara nel suo articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.”

Creando tasse specificamente dirette agli italiani nati all’estero, il Governo Italiano ignora letteralmente quanto stabilito nel suo testo costituzionale, trattando i suoi cittadini in modo diverso in base alla loro origine geografica, lingua, cultura e condizioni personali e sociali. Inoltre, disattende il principio costituzionale secondo cui è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli sociali ed economici che limitano l’uguaglianza dei cittadini. Al contrario, con le sue azioni, lo Stato Italiano crea tali ostacoli invece di eliminarli.

La cittadinanza italiana è un diritto, non un affare.

Denunciamo fermamente questa pratica abusiva e richiediamo:

Parità di accesso ai diritti per ogni italiano, indipendentemente dal luogo di nascita.

Riconoscimento e valorizzazione della diaspora italiana come parte integrante della storia della nazione.

Fine delle barriere discriminatorie, in linea con quanto previsto dalla Costituzione e dalle leggi italiane, riconoscendo che i cittadini italiani nati all’estero hanno gli stessi diritti e doveri di quelli nati in Italia.

Non accetteremo di essere trattati come stranieri rispetto alla patria a cui apparteniamo dalla nascita. Lotteremo, se necessario, in tutte le sedi per garantire a ogni cittadino italiano nato all’estero gli stessi diritti dei suoi compatrioti.

Avv. Luiz Scarpelli Avvocato – Foro di Firenze Presidente ABBRACCIO – Associazione Brasiliana dei Professionisti della Cittadinanza Italiana
Dott. Flávio Scarpelli – Genealogista Direttore della Comunicazione ABBRACCIO – Associazione Brasiliana dei Professionisti della Cittadinanza Italiana
www.abracciobrasile.org – WhatsApp: +55(31)99999-9202″