A 18 anni, Rafael Schmitt Pintro è un ragazzo di Florianópolis felice. ha ottenuto il primo posto al test estivo 2018 di ammissione presso l’università statale di Santa Catarina – Udesc e, grazie al suo ottimo risultato, ha anche ottenuto un posto con una borsa di studio integrale di merito presso l’Università Luigi Bocconi, di Milano. però, benché sia cittadino ed elettore italiano, non è riuscito ad ottenere il “passaporto rosso” per poter entrare in Italia.

È una lunga storia di battaglia contro la burocrazia italiana quella sostenuta da Rafael Schmitt Pintro, studente universitario di Florianópolis di Scienze Economiche presso l’Università Federale di Santa Catarina e che, dal 29 agosto, frequenterà il corso di Economia e Scienze Sociali presso la prestigiosa Università Luigi Bocconi di Milano, in Italia.

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Benché si sia classificato al primo posto nell’esame di ammissione della sessione estiva di questo anno presso l’Università Statale di Santa Catarina – Udesc, il figlio unico di Francisco Pintro e Nívia Schmitt (lui di Jaborá-SC e lei di Antônio Carlos-SC, entrambi laureati in amministrazione e funzionari pubblici federali prossimi alla pensione) ha scelto l’Università Federale, dove è stato ammesso, perché le possibilità di borsa di studio e intercambio internazionale sono maggiori. Ed è quello che ha cercato candidandosi per un posto offerto dalla Bocconi.

Entrando in concorrenza con candidati di tutto il mondo, Rafael ci è riuscito ed ha ottenuto una borsa di studio integrale per tre anni di studi che gli sarebbero costati, solo di tassa universitaria, Euro 13.000 all’anno.

Il corso sarà interamente in inglese ma la cosa non preoccupa Rafael che ha trascorso 5 mesi in Canada dove si è recato anche per migliorare l’inglese. Su un massimo di 1600 punti, Rafael ne ha ottenuti 1500 nel SAT (‘Scholastic Apptitude Test’) nord-americano, passando anche l’esame nazionale Enem, per l’Università Federale di Rio de Janeiro (seconda nel ranking brasiliano). Il sogno era studiare in Italia? Non necessariamente ma…”Ho sempre avuto il sogno – spiega Rafael in un’intervista esclusiva ad Insieme – di studiare in Europa. E la Bocconi è una delle migliori nell’area economica di tutta Europa, e così ho iniziatro ad accarezzare l’idea. Così la Bocconi ha iniziato ad essere la mia meta. È un posto che apre molti orizzonti, ha molte collaborazioni con altre università. E ciò sarà molto importante per la mia carriera accademica. Sarà un’esperienza che mi farà crescere moltissimo.”

Anzi, una carriera che seppur non volendo già definirla, vede la possibilità di dottorati e master, “non so se in Italia o in altri luoghi, anche per fare nuove esperienze o nella stessa Bocconi”, che offre anche un conteso corso Diritto di cinque anni. L’obiettivo finale, immagina, è ottenere una qualifica di professionista qualificato, che si interessa di economia dando enfasi nell’aspetto sociale e delle disuguaglianze nella società…il Brasile ed i suoi problemi che non possono essere dimenticati. “Credo sia importante che le persone vadano all’estero, studino e, di una forma o altra, aiutino a costruire un nuovo Brasile al loro ritorno”, pensa, alla domanda se un giorno tornerà a casa.

Ma il sogno di Rafael (ed anche dei suoi genitori) stava venendo quasi distrutto dall’intricato percorso della burocrazia.

Teoricamente, il fatto di essere cittadini italiani riconosciuti e anche elettori iscritti all’Aire (‘Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero’) ed aver votato alle ultime elezioni parlamentari italiane, avrebbe dovuto aiutarli per ottemperare alle richieste della Bocconi. Diciamo la verità: il posto di Rafael non era esclusivo per italiani. Brasiliani e studenti di qualsiasi altra nazionalità potevano concorrervi e lo hanno fatto. Il problema era come entrare in Italia e arrivare alla Bocconi: con un visto speciale come brasiliano o un passaporto italiano; se come italiano, il candidato non ottiene un visto di tipo “D” per permanenze superiori ai 90 giorni. Ma visto che l’iscrizione era stata fatta come cittadino italiano, il documento necessario richiesto dalla Bocconi era il passaporto. Ovviamente italiano.

Qui i problemi di Francisco hanno avuto inizio; i suoi avi sono tutti di Fregona – Treviso (dalla parte dei Zanette) e Torrebelvicino – Vicenza (dalla parte dei Pintaro). Da notare che Francisco firma Pintro per un errore del registro anagrafico. E che egli, Francisco, ha visto riconosciuta la sua cittadinanza italiana nel comune di Floridia, in provincia di Siracusa, dove ha risieduto per un certo periodo. Va anche sottolineato che in quella zona d’Italia operava anche la coppia brasiliana (Cleber Zanatta, 43 anni e Sabrina dos Santos, 32), che sono stati arrestati dalla polizia, insieme a funzionari italiani, con l’accusa di corruzione, riciclaggio di denaro e istigazione alla permanenza illegale nel paese di stranieri. Ed infine che Francisco Pintro e suo figlio Rafael (minorenne all’epoca in cui la cittadinanza è stata riconosciuta e quindi non obbligato a recarsi in Italia) si trovano in una posizione regolare, al punto di aver entrambi votato nelle ultime elezioni per il Parlamento italiano ed essere in possesso di un certificato con data 29 maggio 2018, dove l’autorità municipale italiana assicura che la loro cittadinanza si trova in una situazione completamente regolare.

Dopo aver superato, sempre l’anno scorso, la quasi insormontabile barriera delle prenotazioni on line (“dopo cinque mesi di tentativi e frustrazioni al “Prenota on line”) sono riusciti ad ottenete una data di ricevimento presso il Consolato Generale d’Italia a Curitiba per l’emissione del passaporto italiano: Rafael per il 5 settembre 2017 alle 11.45 del mattino e Francisco il 16 ottobre alle 8.52 del mattino. Però, rispettivamente il 29 agosto e il 9 ottobre, hanno ricevuto una comunicazione che non avrebbero dovuto presentarsi ma restare in attesa di una data…cosa che al mandare alle rotative questa edizione non è ancora avvenuta. Oltre alla ovvia preoccupazione e pressione degli interessati, il 13 giugno scorso il Consolato di Curitiba informava Francisco che un “nulla osta” era stato sollecitato il 17 ottobre 2017 (8 lunghi mesi dopo) alle autorità italiane di Siracusa ma al quale non era ancora seguita una risposta. E, contemporaneamente, mentre si occupavano di altri documenti, come per esempio l’emissione di una “Dichiarazione di Valore” presso il Consolato Generale d’Italia di Curitiba, si vedevano negato il visto di tipo “D”, visto che “cittadino italiano non ha necessità di tale visto”.

La corrispondenza inviata al Consolato chiedendo un incontro con il Console Raffaele Festa si è rivelata vana. Francisco Pintro si è anche avvalso di persone che hanno potuto constatare presso l’Ambasciata d’Italia a Brasilia che nulla di pendente esiste sul suo nome o di quello del figlio.

Con il tempo che stringeva, visto che il giorno del viaggio si avvicinava ed anche il termine di presentazione dei documenti presso la Bocconi, Francisco ha deciso di rivolgersi al Sindaco di Floridia, nel Sud dell’isola siciliana che gli ha inviato – e la Bocconi ha accettato – un “Certificato di Cittadinanza Italiana” con il quale Rafael ha portato a termine la sua iscrizione, garantendosi così la tanto sudata borsa di studio. Più che frustrato per il lungo e doloroso rapporto con il consolato, Francisco è soddisfatto “per la rapida risposta del Comune all’emettere il Certificato di Cittadinanza Italiana”.

“Legalmente – spiega Francisco che, con sua moglie, accompagnerà il figlio Rafael e resterà con lui almeno fino a fine anno – viaggeremo con i nostri passaporti brasiliani. Gli altri documenti italiani (codice fiscale, carta di identità, passaporto) li richiedermo a Milano, appena saremo lì residenti”.

Dopo essere rimasti per 41 giorni, sempre rispettando il fuso orario di Roma, davanti al computer per riuscire a fissare una data per essere ricevuti al consolato tramite il “prenota on line”, alcuni viaggi a Curitiba, molti email scambiati e altro, Francisco è stato invitato da Insieme a dare un voto al servizio consolare. “Non è facile dare un voto – ha detto – però, in generale, la sensazione che abbiamo del consolato è che ci sia, in un modo istituzionalizzato, un costante tentativo di nascondersi dietro alla burocrazia per giustificare un servizio superficiale e incompleto, cosa che ci ha fatto, in certi momenti, pensare che sarebbe stato meglio desistere della cittadinanza italiana affinché il processo di ingresso in Italia e alla Bocconi fosse fatto come brasiliani (Visto di tipo “D”).

Francisco Pintro e Nívia Schmitt con il loro figlio Rafael Schmitt Pintro, davanti al palazzo dove tracorrono l’estate nella spiaggia di Palmas, a Governador Celso Ramos-SC. (Foto Desiderio Peron / Rivista Insieme)

Ma Rafael – una persona molto calma e attenta come lo definisce la madre, al quale piace suonare la chitarra nei momenti liberi (“forse è lì il suo segreto di successo intellettuale”) – vede in una sfida vinta la forza per affrontarne un’altra: “Credo che la nuova tranquillità raggiunta dopo aver risolto questa parte burocratica sia il punto di partenza di nuove sfide, tanto accademiche come culturali. Mi sento più tranquillo e preparato per affrontare le opportunità che ho davanti a me. Certo, porterò con me la chitarra! Cercare di scacciare la nostalgia del Brasile con la musica.”

Traduzione: Claudio Piacentini – Roma – Italia