N oi, gli italiani residenti in Brasile, non avendo optato entro il 17 aprile per votare di persona nel Comune dove risulta la nostra iscrizione A.I.R.E., voteremo per corrispondenza, dopo aver ricevuto per via postale il plico contenente il nostro certificato elettorale, le schede di voto e le istruzioni per esercitare il più importante dei diritti civili di un cittadino in una Nazione democratica, che l’articolo 48 della nostra Costituzione molto giustamente connota come “dovere civico”.
Ma, per cosa voteremo? È nostro interesse votare? Qual è l’importanza del nostro voto?
Voteremo per rinnovare l’Amministrazione Pubblica locale di 982 dei 7.904 Comuni d’Italia.
Voteremo anche per dare la nostra scelta in 5 Referendum, mediante i quali sceglieremo se abrogare, oppure no, altrettante parti legislative del nostro Ordinamento Giuridico attualmente in vigore.
Per quanto riguarda le cosiddette “elezioni amministrative”, ossia quelle municipali, saranno chiamati al voto solo pochi di noi, poiché sono elettori coloro la cui iscrizione A.I.R.E. risulta registrata nei municipi interessati. Si potrebbe pensare che ci interessano poco, visto che si tratta di eleggere i Sindaci ed i Consigli Comunali di quelle città lontane. Ciò nonostante, avete pensato che dipende dal Sindaco e dal Consiglio Comunale la scelta dei responsabili degli Uffici di Stato Civile, che si occupano delle pratiche di cittadinanza? Meditate, gente, meditate!
Sul tema dei Referendum, il discorso cambia e diventa più importante. Tutti potremo votare.
Nel 2020, anno dell’ultima consultazione referendaria, abbiamo sbagliato tutto: si votava per cambiare la Costituzione e così autorizzare la riduzione del numero dei parlamentari; abbiamo votato e deciso anche qui in Brasile, con maggioranza schiacciante, di ridurre anche il numero dei Senatori e dei Deputati eletti all’estero, da 6 a 4 i primi e da 12 a 8 i secondi; quindi, abbiamo partecipato attivamente alla sensibile riduzione della nostra forza rappresentativa nel Parlamento Italiano, contro i nostri interessi e per la felicità di coloro che vogliono escludere i cittadini residenti all’estero dalla politica italiana.
Adesso, voteremo per i seguenti 5 argomenti:

I. INCANDIDABILITÀ E DECADENZA DEI POLITICI CONDANNATI PER DELITTI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Questo referendum propone di abrogare il decreto numero 235 del 31 dicembre 2012, cardine della Legge Severino. La legge Severino era stata approvata fra il 2012 e il 2013 dal governo Monti e porta il nome dell’allora ministra della giustizia Paola Severino. Secondo queste norme, i politici condannati non possono essere né candidati né eletti a incarichi nelle istituzioni. E se se sono in carica decadono. Il decreto attualmente in vigore prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza di parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali. Per gli amministratori locali, il decreto oggi in vigore prevede che siano sospesi dal loro incarico anche in caso di condanna in primo grado, quindi, non definitiva. Se al referendum vince il sì, i politici condannati torneranno a essere comunque candidabili ed eleggibili. E quelli già eletti, se condannati, non dovranno lasciare l’incarico.
Il mio voto? “No”, Assolutamente “No”: siamo di fronte all’ennesimo tentativo, da parte dei politici disonesti, di non perdere le loro “comode” poltrone in ragione delle loro malefatte!

PATROCINANDO SUA LEITURA

II. CUSTODIA CAUTELARE – La custodia cautelare è la misura per cui un indagato può essere detenuto anche durante le indagini, cioè prima della condanna. In caso di vittoria del sì al referendum, la custodia cautelare dovuta a una possibile “reiterazione del medesimo reato” sarebbe abolita. Inoltre, secondo le intenzioni dei proponenti, la custodia cautelare resterebbe in vigore per chi commette i reati più gravi, ma sarebbe abolita quando il reato sia quello di “finanziamento illecito dei partiti”. Il mio voto? NO, perché la carcerazione preventiva degli imputati per delitti di finanziamento illecito alla politica è necessaria per evitare la manipolazione delle prove; questo referendum è un altro dei molti tentativi, da parte dei politici, di sfuggire alla legge.

III. SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI – Qui, occorre spiegare un fatto importante: in Italia, l’attività della pubblica accusa nei processi penali è svolta da un magistrato, il quale esercita la funzione “inquirente” e si chiama “Pubblico Ministero”, ossia, la stessa che in Brasile è di competenza specifica del “Ministério Público – MP”; la funzione “inquirente” si distingue da quella “giudicante”, che è specifica dei magistrati che giudicano i processi, i quali sono propriamente chiamati “giudici”. Le due funzioni possono essere scambiate tra loro nel corso della carriera del magistrato, secondo la legge. Il quesito sulla separazione delle carriere in magistratura, in sintesi, riguarda l’abolizione delle norme che permettono queste due possibilità: (1) che un giudice possa diventare pubblico ministero, e (2) che un pubblico ministero possa diventare giudice. Dunque, se il referendum passa e vince il sì, all’inizio della sua carriera, un magistrato dovrà scegliere se fare il giudice o il pubblico ministero. E dovrà rimanere in quel ruolo per tutta la sua vita professionale da magistrato. Il mio voto? SÍ, perché le funzioni “inquirente” e “giudicante” sono assolutamente diverse, per il fatto che le prime sono caratterizzate dalle investigazioni e l’accusa pubblica nei confronti degli indagati/imputati, mentre le seconde sono l’essenza pura dello Stato di Diritto, con il dovere primario della imparzialità, negli interessi della Giustizia, e non dello Stato come parte del processo penale, restando quindi sempre al di sopra delle parti.

IV. VALUTAZIONE DELL’OPERATO DEI MAGISTRATI – La valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati spetta al CSM, che attualmente decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli Giudiziari.
Che cosa sono i Consigli Giudiziari?
Sono organismi territoriali composti da magistrati ma anche da altre persone, per esempio, avvocati e docenti universitari. Oggi però, in tali consigli, per legge, solo i magistrati hanno diritto di voto. Il referendum propone appunto che la norma sia abrogata nelle parti in cui limita il voto ai soli magistrati. Pertanto, se vince il sì, l’operato dei magistrati sarà giudicato sulla base dei voti di tutti i componenti dei Consigli Giudiziari, inclusi gli avvocati ed i professori universitari che li compongono. Il mio voto? SÌ, perché l’operato dei magistrati deve essere giudicato non solo da parte di altri magistrati, che sempre sono tentati di “proteggere la casta”, ma è giusto che sia valutato con base nei voti anche degli altri operatori del diritto che compongono i Consigli Giudiziari, che sono avvocati e docenti universitari di notorio sapere giuridico, quindi altrettanto titolati per esprimersi sui giudici.

V. CANDIDATURA PER LA COMPOSIZIONE DEL CSM – Il CSM (Consiglio superiore della magistratura) è il massimo organo che, secondo la Costituzione Italiana, amministra il potere giudiziario, autonomo e indipendente dal Potere Legislativo (parlamento) e dal quello Esecutivo (il governo). Oggi un magistrato che voglia essere eletto ed entrare nel CSM deve trovare da 25 a 50 firme di altri magistrati per presentare la candidatura, quindi ha bisogno dell’appoggio delle “correnti politiche” interne alla magistratura, senza il quale non potrebbe candidarsi. Se il referendum passa e vince il sì, cade l’obbligo di trovare le firme, restando così esclusa la possibilità di interferenza politica nella formazione del massimo organo del Potere Giudiziario. Sullo stesso tema (le candidature dei magistrati al CSM) il Ministro della Giustizia Cartabia e il Premier Draghi hanno presentato la loro riforma. Il mio voto? SÌ, perché senza l’obbligo di presentare un numero predeterminato di firme per la candidatura al CSM, i magistrati potranno proporsi liberamente, senza più dover sottostare all’“autorità” dei gruppi che aderiscono alle varie “correnti”, oggi legate alla politica molto di più di quanto dovrebbe essere, il ché salvaguardarà meglio l’indipendenza del Potere Giudiziario.

Si domandava se è nostro interesse votare.
L’Italia è nostra! L’Italia siamo noi, che ne facciamo parte! Non sarebbe nostro interesse partecipare al suo funzionamento, ossia, al funzionamento di qualcosa di nostro? Sarebbe come dire che non ci interessa partecipare al funzionamento della nostra casa.
Ancora, si domandava quale sia l’importanza del nostro voto.
Semplicemente, servirà a dimostrare ai residenti in Italia che noi ci siamo, che siamo tanti e che per dimostrare che non siamo disposti ad essere messi da parte nei nostri diritti, cominciamo col mostrare che non ci sottraiamo ai nostri doveri. Abbiamo giurato fedeltà alla Repubblica.
Meditate, gente, meditate!☑