u SAN PAOLO – SP – Dieci anni di vera amicizia, nata da un diverbio, perché Gennarino era un sanguineo. Distinguibile per la sua farfallina colorata che portava come i ragionieri di una volta e con l’immancabile cartellina sotto il braccio.
Una amicizia strana la nostra, politicamente su due fronti opposti, anche se Gennarino non era nostalgico, ma uno che raccontava le cose, con uno spirito critico, in particolare quando erano della sua parte. Giovanissimo aveva aderito alla Repubblica di Salò, perché mi diceva si chiamava Sociale. Ho sempre avuto con la mia mentalità, difficoltà a capire “le sue ragioni”, ma le rispettavo, perché sincere. Le discussioni erano molto aspre, si finiva ognuno sulle proprie posizioni, ma mai con astio o rancore.
L’ultima volta che lo incontrai al matrimonio di mio figlio a Roma, non stava bene, ma aveva voluto esserci. “Fanì, non posso bere vino, ma oggi voglio fare uno strappo”, poi era corso ad Avenzzano. Ed è proprio ad Avenzzano, che aveva voluto acquistare una mansarda da dove è possibile osservare il Gran Sasso. Figlio di una maggiore degli Alpini, portava in mano il cappello del padre alle nostre veglie verdi, orgoglioso di quella penna bianca, che aveva fatto onore alla sua terra.
Gennarino se ne è andato, pensando fino all’ultimo di come rafforzare la Federazione degli Abruzzesi del Brasile, di cui era il presidente, ed alla quale dedicava molto tempo. Un giorno a Caraguatatuba, seduti sotto un enorme ficus mi diceva che era come trovarsi in Abruzzo, con il mare ed i monti.
Per un certo periodo di tempo abbiamo fatto parte della Consulta Regionale dell’Emigrazione, Immigrazione dell’Abruzzo, soleva dire: Abbruzzo forte e gentile, cuore verde d’Europa, di D’Annunziana memoria, ma aggiungeva di suo, “terra di pastori, contadini, marinai, di sterpai, di sognatori, realizzatori, … migratori!”
Gennarino era uno di loro, che insieme alla cara Lourdes fa fatto molta strada, fino a raggiungere il traguardo finale.
Gennarì, riposa in pace. Uno che ti ha voluto bene.

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