Cari lettori, dopo due pubblicazioni dedicate al giudizio del secolo, ritorno alla serie di articoli su cui lavoravo precedentemente, l’etica nel mondo legale. In tutta sincerità, spero che stiate trovando interesse in questi articoli visto che, per quanto riguarda il mondo della cittadinanza italiana, sempre di più capisco quanto questo sia il più importante argomento su cui tutti dobbiamo essere meglio informati.

Nel primo articolo della serie, abbiamo parlato sulla contrattazione dei servizi legali in Italia per l’istruzione di azioni giudiziarie di riconoscimento della cittadinanza; nel secondo, abbiamo parlato di etica del legale a rispetto dell’attività di pubblicità e presentazione dei servizi legali. Dando seguito, nel presente numero, vedremo l’etica nel rapporto degli avvocati con i loro clienti: qualcosa che, per me, è il più importante punto di analisi relativamente a quanto trattato.

PATROCINANDO SUA LEITURA

Lo scenario è avvilente: purtroppo, la maggior parte dei prestatori di servizi legali in Italia non fa il minimo sforzo per chiarire e aggiornare i suoi clienti in relazione alle procedure delle quali risponderanno professionalmente. I clienti, in questo scenario, finiscono per organizzarsi in gruppi autonomi – Facebook o Whatsapp – al fine di scambiarsi tra di loro “informazioni” sull’andamento dei processi e “chiarire”, tra di loro, i dubbi che sorgono.

Anzi, poiché si tratta di una procedura che passa per una giurisdizione straniera – quindi, di totale non conoscenza dei brasiliani -, dovrebbe essere accompagnata da una “formazione” da parte dei prestatori di servizi, in cui si spiega la procedura (anche se in linee generali) e dove fosse ammessa la possibilità di presentare dubbi da parte dei clienti. Ragioni di tempo non possono essere poste come ostacoli: nell’impossibilità di una riunione con i clienti, nulla impedirebbe che fossero sviluppate guide scritte o le classiche FAQ – da distribuire ai clienti e/o poste nelle pagine professionali degli avvocati. Ma nulla viene fatto, nessuna misura è presa a questo riguardo: e, dopo la presentazione delle azioni, i clienti sono abbandonati al proprio destino, in un ambiente di totale ignoranza rispetto ai loro processi; addirittura, devono presentare il loro dubbi con precisione agli avvocati contrattati.

La situazione è caotica: migliaia di persone ripetendo all’infinito gli stessi dubbi, in vari forum digitali, ricevendo risposte da persone non qualificate e che hanno solo le proprie esperienze per dare risposte e che, anche in modo esaustivo, entrano in contatto con i loro avvocati (molte volte senza risposta) per chiarire dubbi o condividere le loro preoccupazioni.

Questo modo di trattamento che ci viene dato dai professionisti che ci seguono conferma solo quello che già sappiamo: il nostro valore è misurato in euro! Difficilmente abbiamo ricevuto un trattamento che sia in linea con l’importanza che abbiamo dato alla cittadinanza, agli avi e alla genealogia. Se i professionisti capissero il vero senso che la cittadinanza italiana ha per tutti gli italo-discendenti, forse sarebbe diverso.

Fase procedurale, scadenze, risorse, sistema giudiziario in Italia, ecc., sono tutte questioni su cui siamo mantenuti nella più completa ignoranza. Si aggiunge a ciò la resistenza degli avvocati in inviare atti processuali, riunire documenti e prove che consideriamo importanti per il caso, morosità nella soluzione di problemi – anche di problemi gravi -, oltre ai casi in cui si richiedono indebiti onorari, spesso anche senza la contropartita i servizi prestati. In un caso arrivato a mia conoscenza, la famiglia è stata obbligata a pagare 1000 Euro affinché l’avvocato rispondesse ad un ricorso che…non esiste! La famiglia cerca una spiegazione da quattro mesi – e non c’è né la risposta del professionista, né il ricorso alla Corte d’Appello!

Fosse in Brasile (molto e spesso ingiustamente mal parlato), di sicuro ci sarebbe un’associazione professionale di avvocati specialisti nel tema e persino presentazioni di comprensione professionale tendenti ad uniformare le interpretazioni. Però, in Italia sembra che nulla di simile possa accadere, benché siano oggi migliaia gli interessati, centinaia di professionisti e milioni di Euro coinvolti!

Bisogna dare professionalità alla prestazione di servizi per la cittadinanza, cercando lo sviluppo di azioni concrete, non solo dal punto di vista del rapporto privato avvocato-cliente, ma anche originate dallo sforzo collettivo e/o diretto alla collettività degli italo-discendenti – oltre alla fondazione dell’associazione degli avvocati specialisti, come detto nel paragrafo precedente, potremmo citare: sviluppo di applicazioni per l’uso sui siti e cellulari, realizzazione di congressi e seminari con periodicità predefinita, accordi tra istituzioni di insegnamento superiore brasiliane e italiane con l’obiettivo di sviluppo di corsi, discipline e programmi di intercambio di studenti post-laurea e ricercatori, sviluppo materiale scritto, sia per uso accademico (vademecum, per es.), per quanto riguarda l’uso generale (guide di cittadinanza, processo giudiziario in Italia, ecc.), pubblicazione di libri sull’argomento, ecc.

C’è molto da fare e c’è molto da chiedere; basta che i nostri prestatori di servizio capiscano il nostro vero valore e passino a prendere realmente sul serio la materia con la quale hanno lavorato e dalla quale hanno ottenuto i loro guadagni. Al prossimo numero!