Nel suo vecchio studio legale, una casa, nel quartiere Água Verde, a Curitiba, Amadeu Luiz De Mio Geara, assessore della città per due volte e, per due volte, deputato federale per il Paraná, conserva un vero tesoro su suo nonno João De Mio. A otto anni ha ricevuto l’incombenza di organizzare e preservare la memoria del nonno e, da quel momento in poi, si è messo al lavoro conservando ed organizzando; ancora bambino imparò a dattilografare per trascrivere su carta manoscritti, annotazioni, appunti, lettere e tutto quello che trovava relativo al padre di sua madre. Ora, a 80 anni, è riuscito in un’altra impresa: ha digitalizzato tutto e, in un’infinita serie di pubblicazioni in capitoli, ha pubblicato la preziosa raccolta sul suo profilo Facebook. Lì ci sono storie, foto, descrizioni, tabelle, disegni, critiche e annotazioni minuziosamente catalogati, raccontando nei dettagli l’ampia opera del suo avo il cui cinquantenario di morte si tiene il 16 aprile. Tutto il materiale raccolto sta venendo integrato nella raccolta dell’IHGP – Istituto Storico e Geografico del Paraná. 

Con un po’ di tempo a disposizione, scorrendo i capitoli su Facebook, è possibile sapere in dettaglio chi fu João De Mio – un “costruttore”, secondo la licenza professionale concessagli dal governo del Paraná nel 1931 in risposta ad una domanda del 1926. Riassunto in poche parole, si può solo immaginare che buona parte delle più ospitali chiese e cappelle di Curitiba e dei dintorni sono state costruite (e molte di esse progettate fin dalle fondamenta) da questo immigrante italiano. Ancor più incredibile è sapere che ha frequentato la scuola elementare per poi dover andare a lavorare per contribuire al sostentamento della famiglia, senza però smettere di studiare. Autodidatta, si scoprì amante di Vitruvio e studioso delle opere di grandi architetti italiani, tra cui Andrea Palladio e Giacomo Vignola. 

PATROCINANDO SUA LEITURA

Nella sua ricca carriera professionale sostituì rinomati ingegneri in lavori che, a metà dell’opera, fallirono nel loro intento. Riconoscente al paese che lo accolse, non rinunciò mai alle sue origini. 

Nacque italiano e italiano morì, a 92 anni, rifiutando la naturalizzazione brasiliana che gli era stata offerta in cambio di un titolo di “Ingegnere Honoris Causa”, offerta dal suo amico Manoel Ribas, plenipotenziario del Paraná, con il quale avrebbe potuto firmare i suoi progetti. Per questo i suoi lavori dipendevano sempre dalla firma tecnica di un professionista abilitato. In compenso ricevette dal presidente della Repubblica Italiana l'”Ordine al Merito della Repubblica Italiana” nel grado di “Cavaliere” e la “Stella della Solidarietà Italiana”. Era sposato con Caterina Razzolin De Mio ed ebbe cinque figli. Secondo quanto riportato dal giornale “Tribuna Italiana” dell’epoca, pubblicato a San Paolo, quando morì, aveva nove nipoti e 10 pronipoti.

Di Mio era nato a Forno di Canale, Provincia di Belluno, il 13 agosto 1879, in seno ad una famiglia di muratori, falegnami e agricoltori. Era ancora un bimbo di sette anni da compiere quando i suoi genitori decisero di emigrare in Brasile. Qui, dopo lo sbarco a Rio de Janeiro, salparono verso Santa Catarina, avendo come destinazione la Colonia di Luiz Alves, dove vissero solo 18 mesi.  

Nel 1888 la famiglia si trasferì a Curitiba alla ricerca di miglior fortuna. Il bambino João De Mio iniziò a studiare l’anno dopo e, nel 1892, terminò il corso elementare. Lavorare nella casa di campagna ed aiutare suo padre, aiutante di muratore, nel sostentamento della famiglia, era quello che faceva già prima dei 14 anni. Non amò mai i banchi di scuola, ma studiò per tutta la vita, divorando i libri per imparare, da autodidatta, i segreti della costruzione. Uno dei suoi “Consulenti” era l’architetto italiano Ernesto Guaita. Risulta che nel 1919 diede inizio alla sua prima opera architettonica di stile sacro, classico, in cui si fece notare: il progetto dell’interno della Chiesa della Madonna della Misericordia, dove iniziò la sua collaborazione con il pittore e violinista Paulo Tafner, uno svizzero di Zurigo, con un passaggio nella Scuola di Belle Arti di Berlino, arrivato in Brasile nel 1913, che solo nel Paraná dipinse oltre cento chiese.

Per capire meglio l’importanza del suo lavoro, bisogna considerare che all’epoca di João De Mio non esistevano imprese edili. I mastri formavano i loro gruppi di muratori che realizzavano i lavori seguendo l’orientamento del responsabile. Tra i suoi lavori più importanti, che vanno da palazzi a tombe e campanili, in generale vengono citati la facciata della Società Giuseppe Garibaldi, nel centro storico della città (dove, per lunghi 25 anni è stato l’oratore ufficiale) e l’imponente chiesa di San Pietro, nel quartiere Umbará. Ma il rapporto di chiese e cappelle va ben oltre, a partire da quella che è uno dei luoghi più disputati per sposarsi a Curitiba: la Chiesa di Santa Teresina, nel quartiere Batel. Anzi, su questa chiesa c’è una storia molto interessante. È importante che sia raccontata dallo stesso “costruttore”, che normalmente annotava di proprio pugno i più importanti fatti relativi ai suoi lavori. Racconta, secondo quanto riferisce il nipote guardiano della sua raccolta:

“C’è a Curitiba un suntuoso tempio dedicato a Santa Teresina del Bambino Gesù e qui faccio una breve divagazione storica sulla costruzione dello stesso. 

Il primo vicario della parrocchia fu padre Jerônimo Mazarotto, oggi Vescovo e mio caro amico. Mi conosceva come architetto costruttore di chiese ma, quando cercò di costruire la Chiesa Madre, mi mise di lato. Il motivo lo ha spiegato ad un mio amico che mi ha detto:

“João De Mio, nelle sue costruzioni di chiese, è molto legato allo stile classico, voglio qualcosa di diverso”.

E così incaricò per la costruzione tre ingegneri, che innalzarono le pareti e fecero tutta la parte esterna, tranne la facciata e l’interno. Era grezza, non era rivestita.

Io stavo terminando la ricca Cappella del Collegio Santa Maria dei Maristi. Un bel giorno, molto presto, arrivò Padre Jerônimo che, salutandomi cordialmente, iniziò la seguente chiacchierata:

“Caro João, devi venire ad aiutarmi e servire. Bisogna finire la Chiesa di Santa Teresina. Ho già provato tre ingegneri e vari mastri muratori ma nessuno di loro comprende l’architettura sacra. Solo lei sa dare il senso di arte e bellezza al tempio”.

Mi considerai stare davanti ad un vinto ed io ero il vincitore!

Accettai l’incarico a condizione che, nell’espletamento dei lavori, non avrei accettato consigli o intromissioni. Per tanto devoto sono a Santa Teresinha, diedi tutto quello che sapevo e conoscevo di arte e bellezza in architettura, per abbellire il tempio della grande Santa.

Tutta la pittura decorativa è stata eseguita, tanto in disegno come nei colori, sulla base di un precedente accordo tra me e il competente pittore e abile decoratore, artista tedesco Paulo Köll. Sono suoi i quadri e le figure.

Tutti solo fanno elogi e posso dire che dall’onere preso ne sono uscito bene. Nel giorno dell’inaugurazione ho ricevuto molti complimenti.

I curitibani sono molto orgogliosi della Chiesa di Santa Teresina. Fino ad oggi, che scrivo queste righe, nella suddetta chiesa si sono tenuti oltre 4.000 matrimoni. (Dicembre 1969)”.

Un altro lavoro di punta del “costruttore” è la chiesa della Madonna dell’Apparizione, nell’allora “lontano” quartiere Seminario, abitato inizialmente da immigranti italiani e polacchi, inaugurata nel 1942. È anche sua la Cappella Santa Maria, che anticamente apparteneva al Collegio dei Maristi ed oggi, completamente restaurata, una delle icone culturali della città, “una delle più belle sale da Concerto di musica classica del Brasile, con un’acustica elogiata e sede della “Camerata Antiqua di Curitiba””, a detta del suo attuale gestore, Marino Galvão Júnior.

A Curitiba portano il marchio di João De Mio anche la Cappella del Collegio Santa Teresina e il più che centenario Collegio Sacro Cuore; la costruzione del Circolo di Studi Bandeirantes; l’atelier di João Torino.

Ma anche nei dintorni di Curitiba ci sono veri e propri gioielli progettati e eseguiti dall’autodidatta João De Mio. Suo nipote cita cinque chiese a Balsa Nova e Campo Largo, tra le quali le chiese di Santo Antonio, a Bugre; la chiesa madre di Balsa Nova; la chiesa della Colonia Mariana; la chiesa della Madonna del Rocio, nei ‘Miqueletos’; e la chiesa di Bateias.

“In tutte le sue opere – dice il nipote Amadeu – ci sono profondi segni dell’arte e della cultura classica”. Ma era anche un uomo di molti legami sociali:  “Penso di ascoltarlo nelle riunioni solenni degli enti che ha presieduto o in cui è stato oratore ufficiale per decenni: Società Garibaldi, Circolo Cattolico Operaio, Società Italiana Vittorio Emanuele e società beneficenti, come la 21 aprile e Operai del Batel”.

In lui c’era anche un’anima “ambientalista, dichiarato amante dei prati e delle foreste, incantato con la maestosità dei pini, critico acuto dei disboscatori che sterminavano le ricchezze naturali del Paraná”.

Secondo il professore di Storia dell’Arte della PUC-PR, Fernando Antonio Fontoura Bini, partendo da memorie e ricerche, João De Mio “ha contribuito molto ad una storia dell’immigrazione e degli immigranti nello Stato del Paraná. Ha legato il suo nome ai primi ingegneri che contribuirono a costruire una nuova Curitiba. Per esempio, lavorò come costruttore in opere come quelle di Ernesto Guaita (1843-1915) e di Eduardo Fernando Chaves (1892-1944), quest’ultimo uno dei responsabili della “verticalizzazione” della città. Il programma era abbellire Curitiba. Lo ha fatto con volontà scientifica ma anche con spirito poetico. Con il suo lavoro nella costruzione civile, ebbe la possibilità di interferire architettonicamente in alcune opere e così partecipare all’eclettismo curitibano con l’espressione neoclassica, mettendo nelle sue opere quello che gli sarebbe stato il modello originale che credeva aver conservato nella memoria”.☑