Uma cena do grupo Comédia da Arte em Curitiba (2007) (Foto Desiderio Peron / Arquivo Revista Insieme)

Per rispondere a questa domanda, una piccola premessa. In Brasile ci sono molti artisti italiani che, come autori, registi, attori si occupano di teatro (così come altri sono dedicati ad altre arti). Traducono, scrivono, producono, presentano. Io sono uno di questi, e solo a titolo di esempio, nei miei 13 anni di vita in Brasile ho tradotto 12 testi teatrali dall’italiano (6 dei quali inediti in Brasile), ho scritto 9 testi ispirati in drammaturgia italiana e prodotto due dispense sul teatro Italiano, oltre ad aver messo in scena tutto questo e qualcos’altro in più. E io sono solo uno dei molti.

In questi giorni una ricerca indipendente vuole realizzare un “censimento” dei “teatranti” italiani in Brasile con l’idea di presentarla alle autorità italiane (Istituti di Cultura, Consolati) con la speranza che aiutino questi artisti per continuare il compito che loro stessi si sono presi: “Diffondere la cultura teatrale italiana nel Brasile”.

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Da questa premessa, immediata e logica la risposta: “questo compito può (e secondo me deve) essere assolto da chi, italiano, si occupa di teatro in Brasile”. Tanto logico, ma la logica non sempre è amica della realtà. Perché allora le “istituzioni italiane in Brasile” non fanno niente in questa direzione, o peggio ignorano l’esistenza di queste persone, di questi artisti? Perché Istituti di Cultura, Consolati, continuano usando il denaro pubblico dei cittadini italiani, ignorando chi, italiano, diffonde “quotidianamente la cultura italiana” e la “cultura teatrale” in particolare.

Con molta probabilità, e spero di sbagliare, nella prossima Settimana della lingua Italiana, ci saranno molti “lettori” dei consolati facendo seminari, conferenze, letture; e molti “teatranti” italiani in Brasile, guardando e continuando “senza nessuna attenzione da parte di chi rappresenta il nostro paese” a svolgere il ruolo di divulgare e far conoscere il teatro italiano nel Brasile semplicemente per “credere” che la nostra cultura teatrale, la nostra lingua, sia importante e meriti essere presentata agli amici brasiliani.