PATROCINANDO SUA LEITURA

u Emilio Molinari  nel Forum a Belém  “Acqua un diritto umano” così si è espresso: “Vorrei iniziare con l’affermazione che il movimento mondiale dell’acqua si pone l’obbiettivo di affermare universalmente l’acqua come diritto umano da garantire atutti e come bene comune, non mercificabile.

Ed intende affermare il governo pubblico e partecipato dell’acqua e dei suoi usi, l’acqua per noi, non è quindi uno dei tanti contenuti ambientalisti.

Si potrebbe dire che l’acqua dopo che abbiamo perso la bussola del ‘900, ci chiama ad un nuovo paradigma, agli elementi fondamentali della vita: acqua, aria, terra, fuoco.

Ci chiama a definirne una volta per tutte, regole e principi universali della loro proprietà, del loro uso e della loro gestione.

Jean Jaque Rousseau nel contratto sociale scrisse: “se il primo uomo che recintò un pezzo di terra dicendo questo è mio, fosse stato cacciato dal resto della cominità, si sarebbero risparmiati tanti dolori all’umanità”.

I recinti, dopo la terra, furono le risorse energetiche fossili, ora è la volta dell’acqua in tutti i suoi aspetti ed usi ad essere recintata, solo che l’acqua è VITA

I beni comuni sono perciò la nuova narrazione, nata proprio qui, in america latina. Che contempla una nuova cultura economica, sociale, della democrazia sostanziale, del bene pubblico, della fiscalità generale, dei diritti, della partecipazione.

Questa premessa va collocata nel contesto del nostro tempo per chiederci: Qual’è la dimensione del nostro tempo?

Credo che dovremmo risponderci:

Viviamo il tempo dell’esaurirsi di risorse fondamentali come l’acqua e il tempo della sua mercificazione universale.

 

Vediamo la prima di queste dimensioni: l’esaurimento.

Per il petrolio e i combustibili fossili questo è assodato, ci sono solo pochi anni, vuoi per l’esaurirsi delle riserve, vuoi per l’insostenibile aumento della temperatura terrestre del pianeta.

Ma anche l’acqua è esauribile, non può più essere annoverata tra le risorse rinnovabili e come tale non può diventare anche l’alternativa ai combustibili fossili.

L’acqua sul pianeta è sempre la stessa si riproduce con i cicli climatici dell’evaporazione e della pioggia.

Il 75% del pianeta è fatto di acqua, la stessa percentuale è nel nostro corpo, quasi a ricordarci il legame indissolubile tra uomo e l’elemento vitale. Ma l’acqua dolce utilizzabile per la vita e le attività degli umani è solo il 2,5 – 3 % e almeno il 2% è concentrato nelle calotte polari.

La vita si svolge attorno all’1% che sta negli invasi: fiumi laghi, falde sotterranee, ghiacciai delle montagne.

Nel 1960 i Panel delle UN, gli IPPC, indicavano 17000 m/cubi di acqua all’anno per persona la disponibilità del pianeta.

Oggi ne indicano 7000 m/cubi, meno della metà, e gran parte concentrata in 10 paesi tra i quali il Brasile.

Vuol dire che siamo in deficit idrico, preleviamo più di quello che il ciclo climatico è in grado di riformare, perciò in soli 40 anni di economia globale, abbiamo svuotato le falde, ( Ogalalla negli USA ), prosciugato i fiumi deviandoli e rubandoli ad altri popoli ( il Colorado non arriva più al mare e ai messicani), e dei mari ( l’Aral).

Nessun catastrofismo è la realtà, sono semplicemente i costi che dobbiamo pagare per essere diventati una umanità di consumatori.

Cosa che la stragrande maggioranza considera progresso.

Abbiamo prelevato acqua per l’agricoltura, chimicizzata e dai semi globalizzati e denaturalizzati, per gli allevamenti intensivi della civiltà della carne.

Il 70% dell’acqua va a questo tipo di agricoltura e il 60% di ciò che viene prodotto dall’agricoltura va all’alimentazione animale.

L’abbiamo prelevata per l’industria e la civiltà dell’automobile, per la produzione elettrica, idro e termica, per i consumi personali eccessivi dei ricchi e delle classi medie: Las Vegas, in pieno deserto è la città con il maggior consumo domestico di acqua, 1400 litri al giorno per persona. Ma in gran parte delle città italiane il consumo si aggira attorno ai 350 litri al giorno.

L’abbiamo restituita inquinata e  inutilizzabile, se non a costi estremamente elevati, abbiamo cementificato, asfaltato e urbanizzato i territori senza fare i conti con i bilanci idrici dei bacini e degli assetti idrogeologici.

In Cina e India le falde diminuiscono dai 2 – 3 metri all’anno.

L’acqua, più ancora del petrolio è il vero problema di questi due paesi.

In questo momento la Cina sta costruendo 111 grandi dighe con enormi contenziosi si pensi al Mekong.

Gli USA sono attraversati da una profonda crisi idrica: in California Arizona ecc.. La prospettiva è ormai comprare l’acqua dal Canada.

Infine il tutto risulta ancor più esaltato dai mutamenti climatici e dal regime delle precipitazioni.

Il Brasile stesso e l’Amazzonia sono investiti da tali problemi, ne fa testo la secca del Rio delle Amazzoni.

I summit di Roma della FAO, di Nairobi, Bankog ci dicono che nel 2050 il 48% della domanda di acqua rimarrà senza risposta, che 1 miliardo di profughi idrici si muoveranno nel mondo, che 820 milioni di contadini della sussistenza verranno cacciati dalle terre per la siccità, per far posto a coltivazioni energetiche, per l’avanzata del grande latifondo, per coltivazioni intensive, per gli OGM, i mangimi animali, per le dighe sui grandi fiumi che allagheranno vaste aree.

Andranno ad ingrossare le favellas delle megalopoli del mondo, tanto che si prevede che a metà del secolo XXI° il 65% – 70% della popolazione vivrà in città superiori ai 2 milioni di abitanti e quadruplicate le megalopoli da 20 milioni.

Con tutti i problemi idrici, sanitari, fognari, dei rifiuti, energia,  mobilità, inquinamento ecc..

Se tutto questo è vero, questo è il solo grande problema che abbiamo.

Lester Brown direttore del World Wacht Institut, sostiene che abbiamo pochi decenni per darci delle risposte serie in materia di consumi energetici e di consumi idrici.

E il Pentagono non è da meno: nel suo rapporto d’inizio anno, parla di

11 grandi fiumi in crisi irreversibile, perderanno il loro flusso permanente, per il dileguarsi dei ghiacciai e per il cessare della continuità delle piogge.

Parla di 70 prevedibili conflitti idrici nel mondo.

Dice espressamente: ” i governi che non sapranno garantire alle proprie popolazioni i servizi essenziali e la sicurezza interna ed esterna, sono destinati al caos e lo spazio sarà riempito dal terrorismo…

Se tutto questo è vero: questa è la politica, la priorità e il tempo per affrontarli è definito dai prossimi decenni.

L’agenda della politica, delle religioni, delle istituzioni, locali nazionali e universali, degli intellettuali, degli scienziati, non può che essere questa ed il loro primo compito dovrebbe essere quello di informare onestamente i cittadini, dare loro consapevolezza.

Ma è questa la politica dei governi?

 

La seconda dimensione del nostro tempo: è la mercificazione universale dell’acqua.

In Europa e negli Stati Uniti i giornali economici parlano ormai apertamente di businnes dell’acqua.

In Italia, le banche d’affari come Fideuram comprano la pubblicità di intere pagine dei maggiori quotidiani per dire: Vale di più un litro di acqua, di un litro di petrolio, Banca Fideuram lo sa…comprate i titoli.

La finanziaria Abn  AMRO pubblicizza i suoi certificati  idrici dicendo: nel futuro  l’acqua verrà a mancare i certificati di Amro sono la sicurezza.

La banca PICTET svizzera garantisce il 33% d’aumento dei propri titoli idrici.

Chris Mayer guru delle finanza USA sollecita investimenti sui mercati dell’acqua grezza ed ipotizza la OPEC dell’acqua.

La Russia ha già annunciato sui giornali di rutto il mondo che costituirà una impresa su modello Gazprom dell’acqua, metterà questa risorsa in idrodotti che correranno per il mondo con una evidente attenzione verso la Cina e al sud del Mediterraneo.

La mercificazione universale dell’acqua  è all’ordine del giorno e si sostanzia nella privatizzazione lungo tre direttrici:

1° La privatizzazione di tutte le reti idriche, le reti fognarie, la depurazione, delle città di tutto il mondo.

Questa è stata perseguita sistematicamente dal 1994.

Dall’OMC (organizzazione mondiale del commercio ) che ha messo i servizi idrici urbani tra i 160 servizi da privatizzare.

Dalla BM che ha, secondo il principio di “condizionalità”, imposto ai paesi in via di sviluppo crediti a condizione che liberalizzino i servizi primi tra tutti quelli idrici.

Dal Consiglio mondiale dell’acqua il cui Forum Mondiale dell’Acqua che dal 1997 riunisce ogni tre anni, ben 150 governi, la UE, 17000 municipi, i sindacati internazionali, tutte le principali ONG e tutte le associazioni ambientaliste, decidendo le linee della politica mondiale dell’acqua. Tutto ciò, senza contestazione alcuna sulla legittimità di questo organismo privato, costituito e gestito dalle due massime multinazionali SUEZ e VIVENDI e il cui presidente, Luis Fouchon è presidente di Acqua di Marsiglia: 50% di SUEZ e 50% di VIVENDI.

Nel 2000 il Forum Mondiale dell’acqua decise che l’acqua NON è un DIRITTO UMANO, bensì un bisogno umano.

L’uso di una terminologia diversa, indica che non essendo un diritto, nessuna istituzione HA l’OBBLIGO di garantirla, se è un bisogno ognuno vi accede a secondo delle sue capacità economiche.

L’acqua per il Forum Mondiale è un Bene Economico e come tale sottoposta ai trattati del libero commercio, si paga e il prezzo è definito dal full cost recovery, ovvero: il recupero dei costi più la giusta remunerazione del capitale investito. L’acqua potabile e i servizi igienici, vanno portati attraverso partenariati

(pubblico-privati) con le multinazionali, recuperando i costi attraverso convenzioni di 30 anni e tariffe carissime.

Chi ha un reddito di un dollaro al giorno come nelle favelas di tutto il mondo, non ha l’acqua potabile, ne le reti fognarie.

Eppure tutte le legislazioni nazionali si sono uniformate a queste direttive.

Al Sud e al Nord del mondo.

Nel Nord il continuo taglio dei finanziamenti agli enti locali, ha reso i municipi dei liquidatori delle loro aziende.

E sempre al Nord, l’obbiettivo dichiarato è quello di accumulare capitali e generare fusioni societarie, che assorbano gran parte delle aziende pubbliche privatizzate per costituire nuove multinazionali, a capitali misti, pronte lo dichiarano i politici sui giornali: a diventare “predatori”.

L’intento è di andare all’assalto dei servizi idrici e non solo di quelli, in tutto il mondo.

Si chiamano multiutility e forniscono su scala planetaria: acqua, energia elettrica, smaltimento dei rifiuti, trasporti e persino attività cimiteriali.

L’intera politica urbana privatizzata è costretta in un consiglio di ammnistrazione.

Nel 2006, il Forum Mondiale di Città del Messico ha ribadito ancora una volta che l’acqua non è un diritto umano e contemporaneamente ha decretato il fallimento delle proprie politiche passate e di tutti gli obiettivi  ONU del millennio, che si prefiggevano di portare l’acqua potabile, almeno alla metà dei senza accesso.

Non ci sono soldi, è stato detto, i governi hanno sborsato solo il 5% di quanto prevedevano.

Risultato: tutti i progetti sono saltati e 1,4miliardi di persone restano senza acqua potabile.

4900 bambini continuano a  morire ogni giorno di diarrea, per l’acqua infetta come sostiene l’ONU nel suo rapporto sullo sviluppo umano e crisi mondiale dell’acqua.

Che aggiunge: all’inizio del secolo questa mortalita infantile era nelle città dell’Europa e degli USA, ma la missione di tutta la politica fu quella di portare l’acqua in casa, fare le reti idriche e fognarie con la fiscalità dell’intera comunità e non fu cosa di sinistra fu cosa di tutti, fu la più grande operazione sanitaria della storia.

Alle soglie del XXI secolo, la politica invece pensa di consegnare ai privati, le reti idriche fatte un secolo fa e non trova i soldi per realizzare la stessa operazione sanitaria nel resto del mondo.

Non ci sono i soldi, ma l’ONU sostiene che per portare l’acqua a tutti occorrono 20 miliardi di dollari anno per 10 anni, l’equivalente di 10 giorni di spese militari.

Malgrado ciò, i governi presenti al Forum Mondiale di Citta del Messico hanno votato la risoluzione finale, salvo: Bolivia, Venezuela, Uruguay, Cuba, e l’astensione dell’Argentina.

Il bussines della privatizzazione dei rubinetti vede sul mercato agguerrite multinazionali europee, le principali sono: le francesi SUEZ e VIVENDI che ora si sono fuse e controllano un mercato di 350 miliardi di dollari e l`acqua di 130 paesi, SUEZ in particolare ha operato sul mercato Latino Americano, direttamente o attraveso Agua di Barcelona, ha gestito i servizi Argentini e li ha portati al collasso, Quelli di Manaus ora di nuovo nelle mani della municipalità, RWE tedesca, THAMS WATER inglese ora assorbita da RWE, Agua de Bilbao, ACEA di Roma che opera in Honduras, Bechtel americana con il 30% dell’italiana Edison che a sua volta è stata assorbita per il 50% dalla SPA mista AEM di Milano, ex municipalizzata energetica della città.

La Bechtel è nota per essere stata cacciata da Cochabamba, ora è quella delle dighe sul Munsur in Turchia e la sola ad operare in Irak ecc…

E poi ci sono le banche, l’intero servizio idrico inglese, privatizzato è diventato di prprieta della banca australiana Mac Quaire e le perdite in rete sono del 40%.

Chi determina la politica dell’acquedotto pugliese, il piu grande acquedotto d’Europa, è la banca Merry Linch. 

2° la privatizzazione del diritto a bere attraverso l’imbottigliamento dell’acqua.

Nel sud del mondo non si fanno le reti idriche, nel Nord invece si convince la gente che l’acqua del rubinetto non è buona.

Il risultato: la gente insegue la bottiglia il cui prezzo è ormai superiore alla benzina e alla Coca Cola.

400 milioni di euro i costi della pubblicità per l’acqua in bottiglia e 10 miliardi di bottiglie di plastica da smaltire nella sola Italia.

Sorgenti, falde, fiumi, acquedotti vengono presi d’assalto dalle multinazionali favorite da leggi e convenzioni.

Ci sono ormai lotte esemplari contro l’appropriazione dell’acqua di sorgenti o fiumi puliti da parte delle multinazionali che controllano l’intero mercato: Nestlè, Danone, Coca Cola, Rocchetta.

In Italia la lotta del Rio Fergia contro l’imbottigliamento di un fiume, muove un’intera comunità.

I ghiacciai del polo nord vengono messi in bottiglia con il marchio acqua Borealis a 10 dollari al litro.

La Coca Cola ha svuotato numerose falde dell’India, ha messo sul mercato l’acqua dei rubinetti di Londra a 3 dollari la bottiglia e per questo è stata processata.  

3° la privatizzazione attraverso le costruzioni, le grandi opere di sbarramento dei fiumi, l’intubamento e il trasporto, la vendita dell’acqua grezza e l’uso privato dei fiumi.

Cresce la domanda di acqua e crescono parimenti le grandi opere: I grandi invasi, le grandi deviazioni dei fiumi, le pipe line, il trasporto e la vendita di acqua grezza.

In questo caso il processo di privatizzazione si presenta sotto la forma degli stati e contemporaneamente delle grandi multinazionali delle costruzioni e della produzione energetica, delle attività estrattive che ottengono la gestione degli impianti in concessioni per decenni ecc…

E’ ciò che sta avvenendo in tutto il mondo.

Queste sono le direttrici prevalenti della privatizzazione universale e totale di un bene comune come l’acqua.

La mercificazione dell’acqua è un passaggio epocale.

Cambia tutto: è la fuoriuscita da ogni cultura del diritto umano che bene o male la dichiarazione universale dei diritti umani ha rappresentato.

Se la mercificazione si combina con la scarsità idrica il risultato devastante ed è sotto i nostri occhi.

Si afferma una nuova geografia, quella dell’esclusione dalla vita per milioni di persone e quella dell’appropriazione delle risorse, della guerra permanente, dei conflitti interni ed esterni tra portatori di diversi interessi

( contadini contro lavoratori delle industrie, i cittadini ecc).

E’ la corsa a mettere sul mercato la propria disponibilità, per venderla al miglior acquirente, giocando un ruolo nella geopolitica economica mondiale.

Che fa la politica?

Asseconda le dinamiche naturali  darwiniane, selettive del mercato. 

Chi ha il coraggio di rivolgersi agli elettori soprattutto a quelli del Sud del mondo, per dire loro la verità: signori non c’è ne più per tutti, bisogna cambiare pagina, dobbiamo assieme rallentare l’economia, trovare assieme modelli che preservano l’acqua, la foresta, l’aria, il territorio.

Dire: dovete cambiare i modelli produttivi, gli stili di vita e permettere ad altri di crescere, tutti dovranno avere la loro parte di Beni COMUNI.

Diamoci delle regole, senza estremismi ed ideologie.

E’ difficile certo: la spinta ai consumi viene dalla stessa società.

Ma dobbiamo tentare egualmente di scrivere il Contratto per vivere assieme ,altrimenti dominerà la guerra.

Non c’è un progetto compiuto di società, va costruito assieme e questo è il dovere dei movimenti sociali e della politica.

Tutto il movimento mondiale dell’acqua pone questo ordine di problemi ai governi, anche al governo brasiliano e a quello dello stato del Para.

Le divergenze ci sono, ed evidenti, hanno nomi precisi: la dighe sul rio Madero, Bela Monte, la drammatica deviazione del Fiume SAO Francisco che ha impressionato tutto il mondo, con il vescovo Capio che mette in gioco la sua vita, sono Tocantin, Tucurui.

Sono la scelta strategica ed internazionale dei biocumbustibili, che non è del solo Brasile, ma il cui peso è evidente, diventa scelta mondiale.

Sono la soia, gli OGM, l’eucalipto ecc…

Sono tutti capitoli di un contrasto politico con i movimenti compreso quello dell’acqua.

Non è su questo o quel progetto.

Il movimento si chiede  l’insieme delle scelte rappresenti il passaggio del Brasile nel campo dei signori del mercato globale e se l’Amazzonia non sia la carta da gettare sul piatto per questa integrazione.

Guardate in questo, c’è lo stesso senso delle dighe turche del progetto GAP, che bloccheranno il Tigri e l’Eufrate, priveranno dell’acqua la Siria e l’Irak, cambieranno la geografia della Mesopotamia, cacceranno qualche milione di curdi e li combatteranno come terroristi, ma permetteranno alla Turchia di diventare il serbatoio, il rubinetto e l’azienda produttrice di cibo dell’intera area medio orientale.

Nei prossimi decenni nel Mediterraneo 240 milioni di persone vivranno con meno di 1000 m/cubi di acqua per persona all’anno, vivranno come stabiliscono gli indicatori internazionali in AREE di CONFLITTO idrico.

Già lo è l’area di Israele, Palestina, Giordania, Siria e la guerra come si vede non manca…

Il Plan Puebla Panama è un progetto economico di sviluppo  del Centro America,

Ma è anche 400 dighe, un cordone stradale di 3500 Km, largo 1 chiometro e mezzo,

affiancato da una rete di strade di decine di migliaia di chilometri per alimentare una  enorme maquiladora lungo tutta la dorsale centro americana.

Imposto con la violenza alle comunità del Salvador e dell’Hoduras.

La presenza di basi miltari USA in Colombia, Perù, sono una attenzione alle risorse idriche, le basi USA in Paraguai, nel cuore dell’acquifero del Guarani

Le dighe Cinesi sul Mekong che creeranno conflitti con il Sud est asiatico, quelle indiane sul Narmada, che decretano l’espulsione di milioni di contadini e di cittadini…

Tutto questo si muove in un unico anarchico segno: l’assenza di una politica, di un governo mondiale delle risorse.

E’ solo tentare di occupare un posto a tavola.

E’ questa la strada per il nostro tempo?

A molti problemi il movimento non può dare risposte immediate, ma chiede alla politica, alla cultura, alla ricerca scientifica, all’economia, svegliatevi dalla sbornia privatistica assumete le vostre responsabilità.

Le risposte del movimento

Il movimento dell’acqua ha saputo indicare contenuti e priorità almeno sul fronte del bene comune e del Diritto all’acqua potabile.

6 anni fa la privatizzazione sembrava marciare senza ostacoli sul pianeta.

In 6 anni il movimento ha accumulato successi in molte parti del mondo e conquistato ai propri contenuti parte della politica e molte istituzioni.

In tutta l’America Latina, SUEZ e le multinazionali sono state sostanzialmente escluse dalla gestione dell’acqua.

In molti paesi si stanno cambiando le leggi e le costituzioni:

L’Uruguay ha cambiato la propria costituzione inserendo l’acqua come diritto umano non mercificabile.

La Bolivia si appresta a fare la stessa cosa, L’Equador, la Colombia stanno promuovendo verso un referendum in tal senso, una carovana di esponenti del movimento ha risalito il Rio delle Amazzoni toccando Brasile, Perù, Colombia Bolivia fino a Beniamin Costant, città nell’acqua, senza acqua potabile.

In Europa:

L’Italia ha votato proprio in questi giorni una moratoria di tutte le privatizzazioni dei servizi idrici,

Una legge d’iniziativa popolare ha raccolto 400000 firme e ha iniziato il suo iter parlamentare.

Il Belgio ha votato una legge che definisce i servizi idrici d’interesse generale e come tali no privatizzabili.

L’Olanda ha fatto altrettanto, così il Lussemburgo, l’Austria, la Svizzera.

Il Galles sta ritornando al pubblico, la città di Parigi va al voto dibattendo proprio la prospettiva di sottrarsi al monopolio di SUEZ e VIVENDI.

Il movimento si è mosso a tutti i livelli:

Ha convinto il Parlamento Europeo a dichiarare l’acqua un diritto umano e a mettere in discussione la legittimità del Forum Mondiale e del Consiglio Mondiale dell’acqua, chiedendo sia L’ONU la sede legittima d’ogni discussione e decisione.

Nel mese di novembre di questo anno i parlamenti Latino americani, Europei, Africani, riuniti a Caracas hanno dichiarato l’acqua un diritto umano.

Sono avvicinamenti al problema, ma la nostra piattaforma è precisa.

Prima di tutto chiede:

Che l’acceso all’acqua potabile e ai servizi igienici sia un diritto umano inanienabile non contrattabile.

Che 50 litri per persona al giorno di acqua di buona qualità sono il minimo indispensabile affermato dall’OMS (organizzazione mondiale della sanita) e che pertanto va garantito gratuitamente a tutti gli abitanti della terra.

Che ciò deve avvenire a carico di una fiscalita generale ed universale,

attraverso l’istituzione di un fondo per il diritto all’acqua da realizzarsi attraverso la riduzione delle spese militari, o l’estensione della Tobin Tax.

Che l’acqua è un bene comune e non puo essere mercificato in alcun modo.

Perciò vanno fermate le privatizzazioni.

Iniziata la ripubblicizzazione, sospese le sanzioni del tribunale della BM ( CIADI) per rottura di contratti.

Che questi principi vanno inseriti nelle leggi e costituzioni nazionali.

Che va affermata la necessita di avviare mondialmente UNA GRANDE OPERA PUBBLICA quella di costruire e riparare le reti idriche, fognarie e promuovere la depurazione.

Che questa è l’opera prioritaria con cui segnare la nostra epoca.

Che vanno tolti i servizi idrici dai negoziati del WTO

Che va promossa una grande campagna di educazione all’acqua, al risparmio e al rispetto, di educazione al valore d’uso dei beni prodotti, alla riduzione dei consumi materiali in generale.

Che vanno riviste tutte le leggi sull’uso delle sorgenti per l’imbottigliamento dell’acqua.

Che venga istituito un fondo aggiuntivo di solidarietà, attraverso l’accantonamento di un centesimo di euro per ogni m/cubo di acqua pubblica erogata, da destinare ai progetti nei paesi senza l’accesso.

Istituzione di un carta etica a cui le ONG e le amministrazioni locali devono sottostare nel far i progetti.

Un rapporto con la politica per trovare assieme la strada.

Il movimento ha delineato a Bruxelles nel Marzo di quest’anno, un processo e un percorso a più soggetti, da condurre assieme ognuno con una propria rete:

          i movimenti sociali e la società civile

          gli eletti nelle istituzioni, parlamenti e amministrazioni pubbliche, sindaci e governatori

          sindacati di tutti i paesi

          le imprese pubbliche di gestione dei servizi idrici.

Reti di movimenti continentali, rete europea, rete latino americana e rete africana sono già una realtà operante.

Reti nazionali ed internazionali di eletti e di governi, statali e locali, impegnati ad attuare e ad affermare i contenuti della piattaforma.

Rete di Sindacati impegnati a promuover vertenze in difesa del servizio pubblico,

Reti nazionali ed internazionali di imprese pubbliche.

Oggi più del 75% delle imprese che gestiscono l’acqua sono pubbliche.

Eppure le istituzioni di tutto il mondo nazionali e internazionali si subordinano e legittimano solo quel 25% privato: il Consiglio Mondiale dell’acqua.

IL 75% non esiste, non fa politica non fa proposte economiche ecc…

Il movimento ha già costituito un embrione di rete europea delle imprese e favorisce le relazioni internazionali e di cooperazione – formazione.

Alcune imprese Brasiliane già lavorano con noi.

Al seminario.

Questo insieme di esperienze lo consegno al seminario e alla governatrice dello Stato del Para.

Non vi nascondo che vi ho partecipato con la speranza che qui, si determini un salto di qualità nell’affermazione del diritto all’acqua e nell’assunzione degli obbiettivi della piattaforma.

Siamo nel Para, nel cuore dell’acqua e nel cuore della contraddizione del diritto.

Qui scorre l’11% di tutta l’acqua del mondo ma la maggior parte dei cittadini dei 160 comuni dello stato non hanno accesso all’acqua potabile e in molti paesi e quartieri di Belem, non ci sono reti fognarie.

Noi pensiamo che questo possa diventare un impegno preciso e avvenga all’insegna dell’acqua pubblica.

Spero che da qui, venga la proposta forte sorretta dall’autorevolezza di una governatrice: che lo stato del Para in vista del Forum Sociale Mondiale e del 60° anniversario dei diritti umani, si candidi a sede di incontri e osservatorio amazzonico, sul diritto all’acqua e sui contenuti del movimento, li assuma in una solenne deliberazione, da portare all’approvazione degli stati Amazzonici, si faccia promotore di una azione forte verso il governo Brasiliano affinché si pronunci nelle sedi internazionali.

Faccia del Forum Sociale mondiale o ancor prima in occasione del 60° anniversario, una grande occasione di incontro dei governi disposti ad una battaglia per l’acqua diritto umano, bene comune, non mercificabile, da garantire a tutti con 50 litri al giorno per persona, attraverso la fiscalità generale e un fondo universale, riportando nell’ONU le sede legittima di ogni confronto sulle strategie.

Con l’obiettivo di influire in modo determinante sull’appuntamento di Istambul 2009.

Se ciò avvenisse avremmo scritto, ognuno per la sua parte un pezzo di storia moderna”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

 

Acqua usi e risorse

 

 

Emilio Molinari dice: “Vorrei iniziare con l’affermazione che il movimento mondiale dell’acqua si pone l’obbiettivo di affermare universalmente l’acqua come diritto umano da garantire atutti e come bene comune, non mercificabile.

Ed intende affermare il governo pubblico e partecipato dell’acqua e dei suoi usi, l’acqua per noi, non è quindi uno dei tanti contenuti ambientalisti.

Si potrebbe dire che l’acqua dopo che abbiamo perso la bussola del ‘900, ci chiama ad un nuovo paradigma, agli elementi fondamentali della vita: acqua, aria, terra, fuoco.

Ci chiama a definirne una volta per tutte, regole e principi universali della loro proprietà, del loro uso e della loro gestione.

Jean Jaque Rousseau nel contratto sociale scrisse: “se il primo uomo che recintò un pezzo di terra dicendo questo è mio, fosse stato cacciato dal resto della cominità, si sarebbero risparmiati tanti dolori all’umanità”.

I recinti, dopo la terra, furono le risorse energetiche fossili, ora è la volta dell’acqua in tutti i suoi aspetti ed usi ad essere recintata, solo che l’acqua è VITA

I beni comuni sono perciò la nuova narrazione, nata proprio qui, in america latina. Che contempla una nuova cultura economica, sociale, della democrazia sostanziale, del bene pubblico, della fiscalità generale, dei diritti, della partecipazione.

Questa premessa va collocata nel contesto del nostro tempo per chiederci: Qual’è la dimensione del nostro tempo?

Credo che dovremmo risponderci:

Viviamo il tempo dell’esaurirsi di risorse fondamentali come l’acqua e il tempo della sua mercificazione universale.

 

Vediamo la prima di queste dimensioni: l’esaurimento.

Per il petrolio e i combustibili fossili questo è assodato, ci sono solo pochi anni, vuoi per l’esaurirsi delle riserve, vuoi per l’insostenibile aumento della temperatura terrestre del pianeta.

Ma anche l’acqua è esauribile, non può più essere annoverata tra le risorse rinnovabili e come tale non può diventare anche l’alternativa ai combustibili fossili.

L’acqua sul pianeta è sempre la stessa si riproduce con i cicli climatici dell’evaporazione e della pioggia.

Il 75% del pianeta è fatto di acqua, la stessa percentuale è nel nostro corpo, quasi a ricordarci il legame indissolubile tra uomo e l’elemento vitale. Ma l’acqua dolce utilizzabile per la vita e le attività degli umani è solo il 2,5 – 3 % e almeno il 2% è concentrato nelle calotte polari.

La vita si svolge attorno all’1% che sta negli invasi: fiumi laghi, falde sotterranee, ghiacciai delle montagne.

Nel 1960 i Panel delle UN, gli IPPC, indicavano 17000 m/cubi di acqua all’anno per persona la disponibilità del pianeta.

Oggi ne indicano 7000 m/cubi, meno della metà, e gran parte concentrata in 10 paesi tra i quali il Brasile.

Vuol dire che siamo in deficit idrico, preleviamo più di quello che il ciclo climatico è in grado di riformare, perciò in soli 40 anni di economia globale, abbiamo svuotato le falde, ( Ogalalla negli USA ), prosciugato i fiumi deviandoli e rubandoli ad altri popoli ( il Colorado non arriva più al mare e ai messicani), e dei mari ( l’Aral).

Nessun catastrofismo è la realtà, sono semplicemente i costi che dobbiamo pagare per essere diventati una umanità di consumatori.

Cosa che la stragrande maggioranza considera progresso.

Abbiamo prelevato acqua per l’agricoltura, chimicizzata e dai semi globalizzati e denaturalizzati, per gli allevamenti intensivi della civiltà della carne.

Il 70% dell’acqua va a questo tipo di agricoltura e il 60% di ciò che viene prodotto dall’agricoltura va all’alimentazione animale.

L’abbiamo prelevata per l’industria e la civiltà dell’automobile, per la produzione elettrica, idro e termica, per i consumi personali eccessivi dei ricchi e delle classi medie: Las Vegas, in pieno deserto è la città con il maggior consumo domestico di acqua, 1400 litri al giorno per persona. Ma in gran parte delle città italiane il consumo si aggira attorno ai 350 litri al giorno.

L’abbiamo restituita inquinata e  inutilizzabile, se non a costi estremamente elevati, abbiamo cementificato, asfaltato e urbanizzato i territori senza fare i conti con i bilanci idrici dei bacini e degli assetti idrogeologici.

In Cina e India le falde diminuiscono dai 2 – 3 metri all’anno.

L’acqua, più ancora del petrolio è il vero problema di questi due paesi.

In questo momento la Cina sta costruendo 111 grandi dighe con enormi contenziosi si pensi al Mekong.

Gli USA sono attraversati da una profonda crisi idrica: in California Arizona ecc.. La prospettiva è ormai comprare l’acqua dal Canada.

Infine il tutto risulta ancor più esaltato dai mutamenti climatici e dal regime delle precipitazioni.

Il Brasile stesso e l’Amazzonia sono investiti da tali problemi, ne fa testo la secca del Rio delle Amazzoni.

I summit di Roma della FAO, di Nairobi, Bankog ci dicono che nel 2050 il 48% della domanda di acqua rimarrà senza risposta, che 1 miliardo di profughi idrici si muoveranno nel mondo, che 820 milioni di contadini della sussistenza verranno cacciati dalle terre per la siccità, per far posto a coltivazioni energetiche, per l’avanzata del grande latifondo, per coltivazioni intensive, per gli OGM, i mangimi animali, per le dighe sui grandi fiumi che allagheranno vaste aree.

Andranno ad ingrossare le favellas delle megalopoli del mondo, tanto che si prevede che a metà del secolo XXI° il 65% – 70% della popolazione vivrà in città superiori ai 2 milioni di abitanti e quadruplicate le megalopoli da 20 milioni.

Con tutti i problemi idrici, sanitari, fognari, dei rifiuti, energia,  mobilità, inquinamento ecc..

Se tutto questo è vero, questo è il solo grande problema che abbiamo.

Lester Brown direttore del World Wacht Institut, sostiene che abbiamo pochi decenni per darci delle risposte serie in materia di consumi energetici e di consumi idrici.

E il Pentagono non è da meno: nel suo rapporto d’inizio anno, parla di

11 grandi fiumi in crisi irreversibile, perderanno il loro flusso permanente, per il dileguarsi dei ghiacciai e per il cessare della continuità delle piogge.

Parla di 70 prevedibili conflitti idrici nel mondo.

Dice espressamente: ” i governi che non sapranno garantire alle proprie popolazioni i servizi essenziali e la sicurezza interna ed esterna, sono destinati al caos e lo spazio sarà riempito dal terrorismo…

Se tutto questo è vero: questa è la politica, la priorità e il tempo per affrontarli è definito dai prossimi decenni.

L’agenda della politica, delle religioni, delle istituzioni, locali nazionali e universali, degli intellettuali, degli scienziati, non può che essere questa ed il loro primo compito dovrebbe essere quello di informare onestamente i cittadini, dare loro consapevolezza.

Ma è questa la politica dei governi?

 

La seconda dimensione del nostro tempo: è la mercificazione universale dell’acqua.

In Europa e negli Stati Uniti i giornali economici parlano ormai apertamente di businnes dell’acqua.

In Italia, le banche d’affari come Fideuram comprano la pubblicità di intere pagine dei maggiori quotidiani per dire: Vale di più un litro di acqua, di un litro di petrolio, Banca Fideuram lo sa…comprate i titoli.

La finanziaria Abn  AMRO pubblicizza i suoi certificati  idrici dicendo: nel futuro  l’acqua verrà a mancare i certificati di Amro sono la sicurezza.

La banca PICTET svizzera garantisce il 33% d’aumento dei propri titoli idrici.

Chris Mayer guru delle finanza USA sollecita investimenti sui mercati dell’acqua grezza ed ipotizza la OPEC dell’acqua.

La Russia ha già annunciato sui giornali di rutto il mondo che costituirà una impresa su modello Gazprom dell’acqua, metterà questa risorsa in idrodotti che correranno per il mondo con una evidente attenzione verso la Cina e al sud del Mediterraneo.

La mercificazione universale dell’acqua  è all’ordine del giorno e si sostanzia nella privatizzazione lungo tre direttrici:

1° La privatizzazione di tutte le reti idriche, le reti fognarie, la depurazione, delle città di tutto il mondo.

Questa è stata perseguita sistematicamente dal 1994.

Dall’OMC (organizzazione mondiale del commercio ) che ha messo i servizi idrici urbani tra i 160 servizi da privatizzare.

Dalla BM che ha, secondo il principio di “condizionalità”, imposto ai paesi in via di sviluppo crediti a condizione che liberalizzino i servizi primi tra tutti quelli idrici.

Dal Consiglio mondiale dell’acqua il cui Forum Mondiale dell’Acqua che dal 1997 riunisce ogni tre anni, ben 150 governi, la UE, 17000 municipi, i sindacati internazionali, tutte le principali ONG e tutte le associazioni ambientaliste, decidendo le linee della politica mondiale dell’acqua. Tutto ciò, senza contestazione alcuna sulla legittimità di questo organismo privato, costituito e gestito dalle due massime multinazionali SUEZ e VIVENDI e il cui presidente, Luis Fouchon è presidente di Acqua di Marsiglia: 50% di SUEZ e 50% di VIVENDI.

Nel 2000 il Forum Mondiale dell’acqua decise che l’acqua NON è un DIRITTO UMANO, bensì un bisogno umano.

L’uso di una terminologia diversa, indica che non essendo un diritto, nessuna istituzione HA l’OBBLIGO di garantirla, se è un bisogno ognuno vi accede a secondo delle sue capacità economiche.

L’acqua per il Forum Mondiale è un Bene Economico e come tale sottoposta ai trattati del libero commercio, si paga e il prezzo è definito dal full cost recovery, ovvero: il recupero dei costi più la giusta remunerazione del capitale investito. L’acqua potabile e i servizi igienici, vanno portati attraverso partenariati

(pubblico-privati) con le multinazionali, recuperando i costi attraverso convenzioni di 30 anni e tariffe carissime.

Chi ha un reddito di un dollaro al giorno come nelle favelas di tutto il mondo, non ha l’acqua potabile, ne le reti fognarie.

Eppure tutte le legislazioni nazionali si sono uniformate a queste direttive.

Al Sud e al Nord del mondo.

Nel Nord il continuo taglio dei finanziamenti agli enti locali, ha reso i municipi dei liquidatori delle loro aziende.

E sempre al Nord, l’obbiettivo dichiarato è quello di accumulare capitali e generare fusioni societarie, che assorbano gran parte delle aziende pubbliche privatizzate per costituire nuove multinazionali, a capitali misti, pronte lo dichiarano i politici sui giornali: a diventare “predatori”.

L’intento è di andare all’assalto dei servizi idrici e non solo di quelli, in tutto il mondo.

Si chiamano multiutility e forniscono su scala planetaria: acqua, energia elettrica, smaltimento dei rifiuti, trasporti e persino attività cimiteriali.

L’intera politica urbana privatizzata è costretta in un consiglio di ammnistrazione.

Nel 2006, il Forum Mondiale di Città del Messico ha ribadito ancora una volta che l’acqua non è un diritto umano e contemporaneamente ha decretato il fallimento delle proprie politiche passate e di tutti gli obiettivi  ONU del millennio, che si prefiggevano di portare l’acqua potabile, almeno alla metà dei senza accesso.

Non ci sono soldi, è stato detto, i governi hanno sborsato solo il 5% di quanto prevedevano.

Risultato: tutti i progetti sono saltati e 1,4miliardi di persone restano senza acqua potabile.

4900 bambini continuano a  morire ogni giorno di diarrea, per l’acqua infetta come sostiene l’ONU nel suo rapporto sullo sviluppo umano e crisi mondiale dell’acqua.

Che aggiunge: all’inizio del secolo questa mortalita infantile era nelle città dell’Europa e degli USA, ma la missione di tutta la politica fu quella di portare l’acqua in casa, fare le reti idriche e fognarie con la fiscalità dell’intera comunità e non fu cosa di sinistra fu cosa di tutti, fu la più grande operazione sanitaria della storia.

Alle soglie del XXI secolo, la politica invece pensa di consegnare ai privati, le reti idriche fatte un secolo fa e non trova i soldi per realizzare la stessa operazione sanitaria nel resto del mondo.

Non ci sono i soldi, ma l’ONU sostiene che per portare l’acqua a tutti occorrono 20 miliardi di dollari anno per 10 anni, l’equivalente di 10 giorni di spese militari.

Malgrado ciò, i governi presenti al Forum Mondiale di Citta del Messico hanno votato la risoluzione finale, salvo: Bolivia, Venezuela, Uruguay, Cuba, e l’astensione dell’Argentina.

Il bussines della privatizzazione dei rubinetti vede sul mercato agguerrite multinazionali europee, le principali sono: le francesi SUEZ e VIVENDI che ora si sono fuse e controllano un mercato di 350 miliardi di dollari e l`acqua di 130 paesi, SUEZ in particolare ha operato sul mercato Latino Americano, direttamente o attraveso Agua di Barcelona, ha gestito i servizi Argentini e li ha portati al collasso, Quelli di Manaus ora di nuovo nelle mani della municipalità, RWE tedesca, THAMS WATER inglese ora assorbita da RWE, Agua de Bilbao, ACEA di Roma che opera in Honduras, Bechtel americana con il 30% dell’italiana Edison che a sua volta è stata assorbita per il 50% dalla SPA mista AEM di Milano, ex municipalizzata energetica della città.

La Bechtel è nota per essere stata cacciata da Cochabamba, ora è quella delle dighe sul Munsur in Turchia e la sola ad operare in Irak ecc…

E poi ci sono le banche, l’intero servizio idrico inglese, privatizzato è diventato di prprieta della banca australiana Mac Quaire e le perdite in rete sono del 40%.

Chi determina la politica dell’acquedotto pugliese, il piu grande acquedotto d’Europa, è la banca Merry Linch. 

2° la privatizzazione del diritto a bere attraverso l’imbottigliamento dell’acqua.

Nel sud del mondo non si fanno le reti idriche, nel Nord invece si convince la gente che l’acqua del rubinetto non è buona.

Il risultato: la gente insegue la bottiglia il cui prezzo è ormai superiore alla benzina e alla Coca Cola.

400 milioni di euro i costi della pubblicità per l’acqua in bottiglia e 10 miliardi di bottiglie di plastica da smaltire nella sola Italia.

Sorgenti, falde, fiumi, acquedotti vengono presi d’assalto dalle multinazionali favorite da leggi e convenzioni.

Ci sono ormai lotte esemplari contro l’appropriazione dell’acqua di sorgenti o fiumi puliti da parte delle multinazionali che controllano l’intero mercato: Nestlè, Danone, Coca Cola, Rocchetta.

In Italia la lotta del Rio Fergia contro l’imbottigliamento di un fiume, muove un’intera comunità.

I ghiacciai del polo nord vengono messi in bottiglia con il marchio acqua Borealis a 10 dollari al litro.

La Coca Cola ha svuotato numerose falde dell’India, ha messo sul mercato l’acqua dei rubinetti di Londra a 3 dollari la bottiglia e per questo è stata processata.  

3° la privatizzazione attraverso le costruzioni, le grandi opere di sbarramento dei fiumi, l’intubamento e il trasporto, la vendita dell’acqua grezza e l’uso privato dei fiumi.

Cresce la domanda di acqua e crescono parimenti le grandi opere: I grandi invasi, le grandi deviazioni dei fiumi, le pipe line, il trasporto e la vendita di acqua grezza.

In questo caso il processo di privatizzazione si presenta sotto la forma degli stati e contemporaneamente delle grandi multinazionali delle costruzioni e della produzione energetica, delle attività estrattive che ottengono la gestione degli impianti in concessioni per decenni ecc…

E’ ciò che sta avvenendo in tutto il mondo.

Queste sono le direttrici prevalenti della privatizzazione universale e totale di un bene comune come l’acqua.

La mercificazione dell’acqua è un passaggio epocale.

Cambia tutto: è la fuoriuscita da ogni cultura del diritto umano che bene o male la dichiarazione universale dei diritti umani ha rappresentato.

Se la mercificazione si combina con la scarsità idrica il risultato devastante ed è sotto i nostri occhi.

Si afferma una nuova geografia, quella dell’esclusione dalla vita per milioni di persone e quella dell’appropriazione delle risorse, della guerra permanente, dei conflitti interni ed esterni tra portatori di diversi interessi

( contadini contro lavoratori delle industrie, i cittadini ecc).

E’ la corsa a mettere sul mercato la propria disponibilità, per venderla al miglior acquirente, giocando un ruolo nella geopolitica economica mondiale.

Che fa la politica?

Asseconda le dinamiche naturali  darwiniane, selettive del mercato. 

Chi ha il coraggio di rivolgersi agli elettori soprattutto a quelli del Sud del mondo, per dire loro la verità: signori non c’è ne più per tutti, bisogna cambiare pagina, dobbiamo assieme rallentare l’economia, trovare assieme modelli che preservano l’acqua, la foresta, l’aria, il territorio.

Dire: dovete cambiare i modelli produttivi, gli stili di vita e permettere ad altri di crescere, tutti dovranno avere la loro parte di Beni COMUNI.

Diamoci delle regole, senza estremismi ed ideologie.

E’ difficile certo: la spinta ai consumi viene dalla stessa società.

Ma dobbiamo tentare egualmente di scrivere il Contratto per vivere assieme ,altrimenti dominerà la guerra.

Non c’è un progetto compiuto di società, va costruito assieme e questo è il dovere dei movimenti sociali e della politica.

Tutto il movimento mondiale dell’acqua pone questo ordine di problemi ai governi, anche al governo brasiliano e a quello dello stato del Para.

Le divergenze ci sono, ed evidenti, hanno nomi precisi: la dighe sul rio Madero, Bela Monte, la drammatica deviazione del Fiume SAO Francisco che ha impressionato tutto il mondo, con il vescovo Capio che mette in gioco la sua vita, sono Tocantin, Tucurui.

Sono la scelta strategica ed internazionale dei biocumbustibili, che non è del solo Brasile, ma il cui peso è evidente, diventa scelta mondiale.

Sono la soia, gli OGM, l’eucalipto ecc…

Sono tutti capitoli di un contrasto politico con i movimenti compreso quello dell’acqua.

Non è su questo o quel progetto.

Il movimento si chiede  l’insieme delle scelte rappresenti il passaggio del Brasile nel campo dei signori del mercato globale e se l’Amazzonia non sia la carta da gettare sul piatto per questa integrazione.

Guardate in questo, c’è lo stesso senso delle dighe turche del progetto GAP, che bloccheranno il Tigri e l’Eufrate, priveranno dell’acqua la Siria e l’Irak, cambieranno la geografia della Mesopotamia, cacceranno qualche milione di curdi e li combatteranno come terroristi, ma permetteranno alla Turchia di diventare il serbatoio, il rubinetto e l’azienda produttrice di cibo dell’intera area medio orientale.

Nei prossimi decenni nel Mediterraneo 240 milioni di persone vivranno con meno di 1000 m/cubi di acqua per persona all’anno, vivranno come stabiliscono gli indicatori internazionali in AREE di CONFLITTO idrico.

Già lo è l’area di Israele, Palestina, Giordania, Siria e la guerra come si vede non manca…

Il Plan Puebla Panama è un progetto economico di sviluppo  del Centro America,

Ma è anche 400 dighe, un cordone stradale di 3500 Km, largo 1 chiometro e mezzo,

affiancato da una rete di strade di decine di migliaia di chilometri per alimentare una  enorme maquiladora lungo tutta la dorsale centro americana.

Imposto con la violenza alle comunità del Salvador e dell’Hoduras.

La presenza di basi miltari USA in Colombia, Perù, sono una attenzione alle risorse idriche, le basi USA in Paraguai, nel cuore dell’acquifero del Guarani

Le dighe Cinesi sul Mekong che creeranno conflitti con il Sud est asiatico, quelle indiane sul Narmada, che decretano l’espulsione di milioni di contadini e di cittadini…

Tutto questo si muove in un unico anarchico segno: l’assenza di una politica, di un governo mondiale delle risorse.

E’ solo tentare di occupare un posto a tavola.

E’ questa la strada per il nostro tempo?

A molti problemi il movimento non può dare risposte immediate, ma chiede alla politica, alla cultura, alla ricerca scientifica, all’economia, svegliatevi dalla sbornia privatistica assumete le vostre responsabilità.

Le risposte del movimento

Il movimento dell’acqua ha saputo indicare contenuti e priorità almeno sul fronte del bene comune e del Diritto all’acqua potabile.

6 anni fa la privatizzazione sembrava marciare senza ostacoli sul pianeta.

In 6 anni il movimento ha accumulato successi in molte parti del mondo e conquistato ai propri contenuti parte della politica e molte istituzioni.

In tutta l’America Latina, SUEZ e le multinazionali sono state sostanzialmente escluse dalla gestione dell’acqua.

In molti paesi si stanno cambiando le leggi e le costituzioni:

L’Uruguay ha cambiato la propria costituzione inserendo l’acqua come diritto umano non mercificabile.

La Bolivia si appresta a fare la stessa cosa, L’Equador, la Colombia stanno promuovendo verso un referendum in tal senso, una carovana di esponenti del movimento ha risalito il Rio delle Amazzoni toccando Brasile, Perù, Colombia Bolivia fino a Beniamin Costant, città nell’acqua, senza acqua potabile.

In Europa:

L’Italia ha votato proprio in questi giorni una moratoria di tutte le privatizzazioni dei servizi idrici,

Una legge d’iniziativa popolare ha raccolto 400000 firme e ha iniziato il suo iter parlamentare.

Il Belgio ha votato una legge che definisce i servizi idrici d’interesse generale e come tali no privatizzabili.

L’Olanda ha fatto altrettanto, così il Lussemburgo, l’Austria, la Svizzera.

Il Galles sta ritornando al pubblico, la città di Parigi va al voto dibattendo proprio la prospettiva di sottrarsi al monopolio di SUEZ e VIVENDI.

Il movimento si è mosso a tutti i livelli:

Ha convinto il Parlamento Europeo a dichiarare l’acqua un diritto umano e a mettere in discussione la legittimità del Forum Mondiale e del Consiglio Mondiale dell’acqua, chiedendo sia L’ONU la sede legittima d’ogni discussione e decisione.

Nel mese di novembre di questo anno i parlamenti Latino americani, Europei, Africani, riuniti a Caracas hanno dichiarato l’acqua un diritto umano.

Sono avvicinamenti al problema, ma la nostra piattaforma è precisa.

Prima di tutto chiede:

Che l’acceso all’acqua potabile e ai servizi igienici sia un diritto umano inanienabile non contrattabile.

Che 50 litri per persona al giorno di acqua di buona qualità sono il minimo indispensabile affermato dall’OMS (organizzazione mondiale della sanita) e che pertanto va garantito gratuitamente a tutti gli abitanti della terra.

Che ciò deve avvenire a carico di una fiscalita generale ed universale,

attraverso l’istituzione di un fondo per il diritto all’acqua da realizzarsi attraverso la riduzione delle spese militari, o l’estensione della Tobin Tax.

Che l’acqua è un bene comune e non puo essere mercificato in alcun modo.

Perciò vanno fermate le privatizzazioni.

Iniziata la ripubblicizzazione, sospese le sanzioni del tribunale della BM ( CIADI) per rottura di contratti.

Che questi principi vanno inseriti nelle leggi e costituzioni nazionali.

Che va affermata la necessita di avviare mondialmente UNA GRANDE OPERA PUBBLICA quella di costruire e riparare le reti idriche, fognarie e promuovere la depurazione.

Che questa è l’opera prioritaria con cui segnare la nostra epoca.

Che vanno tolti i servizi idrici dai negoziati del WTO

Che va promossa una grande campagna di educazione all’acqua, al risparmio e al rispetto, di educazione al valore d’uso dei beni prodotti, alla riduzione dei consumi materiali in generale.

Che vanno riviste tutte le leggi sull’uso delle sorgenti per l’imbottigliamento dell’acqua.

Che venga istituito un fondo aggiuntivo di solidarietà, attraverso l’accantonamento di un centesimo di euro per ogni m/cubo di acqua pubblica erogata, da destinare ai progetti nei paesi senza l’accesso.

Istituzione di un carta etica a cui le ONG e le amministrazioni locali devono sottostare nel far i progetti.

Un rapporto con la politica per trovare assieme la strada.

Il movimento ha delineato a Bruxelles nel Marzo di quest’anno, un processo e un percorso a più soggetti, da condurre assieme ognuno con una propria rete:

          i movimenti sociali e la società civile

          gli eletti nelle istituzioni, parlamenti e amministrazioni pubbliche, sindaci e governatori

          sindacati di tutti i paesi

          le imprese pubbliche di gestione dei servizi idrici.

Reti di movimenti continentali, rete europea, rete latino americana e rete africana sono già una realtà operante.

Reti nazionali ed internazionali di eletti e di governi, statali e locali, impegnati ad attuare e ad affermare i contenuti della piattaforma.

Rete di Sindacati impegnati a promuover vertenze in difesa del servizio pubblico,

Reti nazionali ed internazionali di imprese pubbliche.

Oggi più del 75% delle imprese che gestiscono l’acqua sono pubbliche.

Eppure le istituzioni di tutto il mondo nazionali e internazionali si subordinano e legittimano solo quel 25% privato: il Consiglio Mondiale dell’acqua.

IL 75% non esiste, non fa politica non fa proposte economiche ecc…

Il movimento ha già costituito un embrione di rete europea delle imprese e favorisce le relazioni internazionali e di cooperazione – formazione.

Alcune imprese Brasiliane già lavorano con noi.

Al seminario.

Questo insieme di esperienze lo consegno al seminario e alla governatrice dello Stato del Para.

Non vi nascondo che vi ho partecipato con la speranza che qui, si determini un salto di qualità nell’affermazione del diritto all’acqua e nell’assunzione degli obbiettivi della piattaforma.

Siamo nel Para, nel cuore dell’acqua e nel cuore della contraddizione del diritto.

Qui scorre l’11% di tutta l’acqua del mondo ma la maggior parte dei cittadini dei 160 comuni dello stato non hanno accesso all’acqua potabile e in molti paesi e quartieri di Belem, non ci sono reti fognarie.

Noi pensiamo che questo possa diventare un impegno preciso e avvenga all’insegna dell’acqua pubblica.

Spero che da qui, venga la proposta forte sorretta dall’autorevolezza di una governatrice: che lo stato del Para in vista del Forum Sociale Mondiale e del 60° anniversario dei diritti umani, si candidi a sede di incontri e osservatorio amazzonico, sul diritto all’acqua e sui contenuti del movimento, li assuma in una solenne deliberazione, da portare all’approvazione degli stati Amazzonici, si faccia promotore di una azione forte verso il governo Brasiliano affinché si pronunci nelle sedi internazionali.

Faccia del Forum Sociale mondiale o ancor prima in occasione del 60° anniversario, una grande occasione di incontro dei governi disposti ad una battaglia per l’acqua diritto umano, bene comune, non mercificabile, da garantire a tutti con 50 litri al giorno per persona, attraverso la fiscalità generale e un fondo universale, riportando nell’ONU le sede legittima di ogni confronto sulle strategie.

Con l’obiettivo di influire in modo determinante sull’appuntamento di Istambul 2009.

Se ciò avvenisse avremmo scritto, ognuno per la sua parte un pezzo di storia moderna”.