Potenzialità di crescita del mercato brasiliano, offerta di materia prima, attività di trasformazione e mercato di sbocco

PATROCINANDO SUA LEITURA

 

u SAN PAOLO-SP – Ugo Calzoni direttore generale dell’Istituto per il Commercio Estero ha aperto la sessione tecnica sottolineando la presenza di Alessandro Grossi della Segafredo Zanetti, di Pietro Castelli della Federalimentare, vice-presidente di Assocamerestero, top manager del Gruppo Castelli ed altri osservatori  attenti all’evoluzione dei mercati con capacità di analisi e di ricerca di opportunità come Antonello Bove della Inter American Investment Corporation.

“Rappresentare le opportunità dell’Italia – dice Calzoni – in questo settore in un paese con grandi capacità produttive, con un settore primario  tra i primi al mondo con forte tendenza a diventare un trasformatore. Credo che il Brasile possa  guardare alla filiera italiana del settore con grande fiducia, la tecnologia, la ricerca, l’innovazione, l’affidabilità, la qualità dei prodotti, caratterizzati da piccole e medie imprese con grande capacità imprenditoriale, di flessibilità ed adattamento al mercato che fanno capo, spesso, al capitale familiare che non permette avventure.

Forse il passaggio più difficile è quello di sposare due culture  industriali, due capacità di crescere, fare dei passi in comune, per questo credo che ci sia la necessità della presenza di capitale pubblico agevolando le joint-ventures con la SIMEST per poter affrontare queste situazioni, maggiore attenzione alle assicurazioni con la SACE.

Credo che la cosa più importante sia la riscoperta di due grandi opportunità, italiani e brasiliani possono conquistare i maggiori mercati con le loro potenzialità di crescere insieme”. 

Prendendo la parola Pietro Castelli –  ha proseguito –  vorrei fare qualche riflessione su due aspetti, del Brasile visto dalla dimensione italiana, come sfera alimentare, come aziende che si occupano della prima, della seconda trasformazione che arriva fino al prodotto finito e poi come esperienza diretta del Gruppo Castelli in Brasile, con  gli aspetti positivi e le problematicità.

Per l’alimentare, la Federazione raggruppa tutta la filiera del settore dalla trasformazione al prodotto finito. Il Brasile rappresenta sicuramente una grande opportunità, un mercato interessante, che è però oggi un’ipotesi, una non  realtà perché i dati sono poco lusinghieri, ci danno una immagine poco positiva, il 2005 proietta 44 milioni di euro di traffico di business tra Italia e Brasile, sicuramente un segnale importante e significativo ma anche negativo.

Il bilancio che noi possiamo fare non è positivo, nonostante l’attenzione dal punto di vista culturale, nonostante il numero crescente dei rapporti in tutti i settori, però dobbiamo registrare che in linea generale, salvo qualche eccezzione non c’è presenza di prodotti dell’industria alimenatre italiana qualificata, come c’è in tanti altri paesi.

Qual’è il problema fondamentale della dimensione della normale impresa italiana, non possiamo nasconderci che come sono esistiti in passato, anche adesso esistono problemi a livello normativo, di sbocco  dei prodotti alimentari italiani sul mercato brasiliano. Questo è un problema che è già stato fatto presente in vari incontri e che sicuramente come Federazione e a vari livelli come Confindustria e come ICE ci fermeremo ad analizzare, perché ha spesso dissuaso e non permette   che la piccola e media impresa aprocci direttamente sul mercato brasiliano, inquanto si parte dal presupposto che per vari motivi di tipo daziario questo crea difficoltà non trascurabili.

Una situazione che ci vede non soddisfatti, in un mercato come il brasiliano con  potenzialità che nascono in una società in grande evoluzione, con propensione al consumo, che tende ad aumentare non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi e quindi da questo punto di vista, non può non essere, per l’industria  alimentare italiana, il Brasile, un  mercato di sbocco, ovviamente un mercato di prodotti di qualità che possono dare qualcosa in più, che possono formare una gamma, che si possa distinguere dai prodotti che già sono nel mercato locale. L’industria alimentare italiana fa un grosso sforzo, anche se se ne parla poco, con attività di ricerca, di sviluppo del prodotto per randerlo sempre più interessante ed appetibile.

È chiaro che la situazione pur non essendo particolarmente  incisiva anche nel rapporto Brasile-Italia, però indubbiamente le esportazioni del Brasile verso l’Italia , non sto parlando di materia prima che è un campo in cui il Brasile ha un suo primato, ma anche sui semilavorati e finiti il saldo è molto positivo, questo sicuramente può essere visto in chiave negativa dall’Italia verso il Brasile, però ci da anche l’idea della vivacità e della dinamicità del mercato brasiliano, quindi è un modo in più per fare uno sforzo  come aziende per superare una serie di ostacoli che si frappongono per l’entrata dei nostri prodotti in questo paese.

Detto questo,  mi collego con la mia esperienza personale, il Gruppo Perfetti è entrato in Brasile nel 1998  ed è rapresentato in più di 32 paesi direttamente con la produzione, in 130 paesi con le strutture commerciali, è un gruppo specializzato con quella che viene chiamata la “confection” tutto il dolciario da caramelle di quasasi tipo alla gomma da masticare, con una gamma di prodotti molto elevato, scelta dettata dallo sviluppo  nei prossini 20 anni dei 5/6  mercati  internazionali come Cina ed India, il Brasile è stato definito come mercato non di esportazione ma come mercato in se, di sviluppo nel quale essere presenti per motivi strategici e di confronto con i principali competitori.

Questa è stata una scelta che ci ha confrontato con un mondo che a differenza dei mercati citati in precedenza è per molti motivi  un mecato già evoluto per essere approcciato in temini maturi perché ha già uno sviluppo, non simile,  ma che molto si avvicina ai mercati di tipo occidentale ed europei.

Aspetto positivo è che è un mercato di 180 milioni di persone, che rappresenta non solo se stesso, ma un banco di prova molto interessante per poi capire a livello di America Latina quali sono gli sviluppi e gli sbocchi dal punto di vista del consumatore e dei possibili affari che si possono fare.

Il Brasile rappresenta una scelta strategica non solo in quanto paese, ma anche come un punto di riferimento di maggiore possibilità all’interno del continente per raggiungere poi tutti i paesi limitrofi.

Due aspetti sicuramente importanti da tenere presenti: il primo é  stato la difficoltà distributiva, peché ha una  estensione assolutamente inconcepibile, per una azienda italiana questo ha una doppia valenza, sia di stabilirsi direttamente, sia di voler fare esportazione. Il secondo aspetto è quello della concorrenzialità , dei prezzi e dei margini che devono essere valutati con grande attenzione per evitare di fare dei passi azzardati.

La nostra esperienza è sicuramente positiva per il Gruppo Perfetti e per gli italiani che hanno capacità di adattamento, di innovazione, di velocità, indispensabili per competere in questo mercato all’interno del quale l’industria alimentare italiana potrebbe svolgere un ruolo molto più incisivo ed importante, il problema é quello di riuscire a risolvere una parte di quelli che sono i problemi per incentivare l’ingresso degli imprenditori italiani nel mercato brasiliano, d’altra parte questo è il nostro dovere, convincere sempre di più l’industria alimentare italiana  a rischiare qualcosa in più in un paese che avrà nei prossimi anni un margine di crescita, di consumo, tendenzialmente di diventare più complesso, quindi di potenzialità molto interessanti, l’auspicio è che ci si trovi qui tra qualche anno con dei dati che siano un po’  più importanti di quelli di oggi – argomenta Castelli.