PATROCINANDO SUA LEITURA

Nella sessione dell’agroindustria diretta dal direttore generale dell’ICE Ugo Calzoni il presidente della UNACOMA Massimo Goldoni  ha  fatto il panorama della situazione del mercato  produttivo di macchine,  del complesso  di lavori  cui viene sottoposto il suolo per ricavarne utili per l’uomo.

 

u SAN  PAOLO-SP – Noi rappresentiamo i costruttori di macchine agricole per movimento terra – ha iniziato Goldoni –   e siamo una voce molto importante nel campo meccanico italiano, siamo una delle eccellenze della meccanizzazione, questo perché rappresentiamo in temini di volumi una produzione di 998mila tonnellate di macchine agricole che vogliono dire 7.5 miliardi di euro e 1.500 tonnellate di macchine movimento terra  pari a circa 35 miliardi di euro, il complessivo supera abbondantemente  i 10 miliardi di euro.

Siamo secondi al mondo dopo gli USA in quanto volume, ma una cosa che mi sento di poter dire tranquillamente è che siamo  certamente i primi per varietà, per ampiezza di gamma, di diversificazione di produzione, questo per un motivo storico ed anche geografico.

L’Italia è un territorio abbastanza piccolo, confrontato con l’ampiezza del Brasile, però molto vario che va da zone collinari, montagnose,  varigate con clima differenti, questo a fatto sì che la creatività ha creato una serie di macchine spesso di dimensioni non grandissime, nonostante ciò produciamo trattori, trebbiatrici fino alle  grandi potenze , però abbimo una peculiarità molto importante di  macchine per  la coltivazione di nicchie, specialmente per tutta la varietà  di coltivazione   intensiva di frutta, ortaggi, verdure, uva ed altro.

Per questo motivo noi  ci consideriamo   parte integrante di questo mercato, forse siamo il primo anello della filiera agroalimentare, proprio perché la nostra posizione è quella di partner di strumentali per il quale l’agricoltura e via via tutta la catena alimentare può avere successo.

Per questa nostra struttura, per questa nostra configurazione, esportiamo buona parte di quelle che sono le nostre produzioni, anche perché in Italia ed in Europa sta modificandosi notevolmente la situazione  per la zona politico-agricola comunitaria occidentale che rimarrà zona di produzione di nicchia, mentre tutte le produzioni estensive e con costi più bassi verranno spostate verso l’est europeo, verso l’Asia,  verso il Sud America ed altri paesi con estensioni maggiori.

Noi esportiamo buona parte della nostra produzione, possiamo dire che il 50% va verso paesi europei, però un buon 15-20% va verso le Americhe, verso l’Asia dove abbiamo ampliato le nostre conoscenze ed esportazioni.

Siamo in 30 paesi  come esportatori, questo per darvi un’idea della gamma a cui possiamo rispondere, i motivi principali sono quelli di avere una grossa flessibilità nel sistema produttivo, di avere un tessuto di aziende, possiamo contarne all’incirca 3000 in Italia che producono macchine dalle più piccole alle più grandi, dalla componentistica, ai trattori, alle attrezzature, alle macchine per giardinaggio,  per movimento terra, per costruzioni.

La nostra produzione, a partire dal dopo guerra ha seguito il passo dell’agricoltura molto diversificato ed  dando molto sviluppo all’irrigazione, portando fertilità a terreni difficili come in Africa.

Questa produzione che vediamo integrata nel settore  primario, all’agricoltuta che come in tutti i paesi come il Brasile è un po’  la prima fase dell’economia, perché da lì si da origine a tutto il resto delle catene produttive, distributive.

Quindi noi ci sentiamo molto vicini, per vari motivi a quella che é la mentalità del settore agro-alimentare del Brasile e credo che abbiamo grandi affinità culturali, mentali tra noi italiani e brasiliani.

Stavo analizzando molto rapidamente la produzione agricola  occidentale, stiamo cercando partner e sbocchi finalizzati a poter esportare, ma negli ultimi tempi, anche  per insediarci nei paesi dove vediamo mercati interessanti, perché riteniamo che sia fondamentale avere delle basi dove si può sviluppare un mercato e poter in questo modo complementare l’offerta dell’agro-industria italiana, lo abbiamo già fatto in altri paesi dell’area sia asiatica che americana.

Crediamo che attraverso le agenzie appropriate  ci potranno essere grossi finanziamenti, sovvenzioni a favore di questi insediamenti produttivi anche per il Brasile, ciò che a noi da la condizione di poterci muovere nei mercati, e appunto per noi questo paese è un interlocutore molto importante, ho qualche dato sull’agricoltura brasiliana che mi parlano di 380 milioni di ettari coltivabili, quindi un grande mercato in espansione – dove potremo lavorare – ha concluso  Goldoni.