u La campagna elettorale galoppa. E riguardo al mondo degli italiani all’estero se ne sentono di tutti i colori. Ogni candidato ha la sua ricetta, i partiti tentano di elencare priorità; sinceramente, osservo un gran marasma. Poche idee, e confuse. Si annaspa, e si infiamma una grande illusione. La nascita dei Comites, prima, la introduzione del voto politico agli Italiani residenti all’estero poi, e la conseguente presenza in parlamento di 18 Parlamentari eletti appunto dai cittadini residenti all’estero, ha alimentato in prima battuta la convinzione che finalmente il Sistema Italia volesse fare sul serio riguardo alla politica diretta agli Italiani nel mondo qualificati sempre come una “risorsa preziosa”. Tutte balle.

PATROCINANDO SUA LEITURA

L’Onorevole Gino Bucchino, deputato uscente Ds eletto nel Nord e Centro America, e poi la senatrice uscente Antonella Rebuzzi di Forza Italia, hanno lanciato in passato un grido di allarme sulla situazione della rete consolare italiana. ”Consolati Italiani: che vergogna!”, intitolavano la gran parte dei siti dedicati agli italiani nel mondo, riportando una accorata lettera dell’Onorevole Bucchino; chiamiamo “la madre di tutte le guerre” la lotta per rendere i Consolati italiani degni di questo nome, e metterli finalmente in condizione di dare un servizio come si deve agli utenti.

La questione è seria, più di quello che si intravede a prima vista. L’Italia esce da una crisi politico-morale di vasta proporzione; assistiamo ad una crisi di valori che diventa sempre piu’ intensa ed aspra, forse temeraria, probabilmente pericolosa. E in questo clima, chi pensa agli italiani all’estero, ai Consolati in ginocchio, agli Italiani inferociti per i disservizi, ai Comites impotenti? I candidati nelle liste estere fanno promesse che non potranno essere realizzate se i partiti di appartenenza non vanno al governo; e una volta al governo i fatti dimostrano che non sempre i buoni propositi elettorali hanno una degna risposta.Tant’è.

L’Ufficio Consolare è un ufficio pubblico che eroga servizi” ed il console è il “capo ufficio” che assicura, tra le altre mansioni, che il cittadino riceva i servizi ai quali ha diritto e, cito ancora dal sito del Ministero degli Esteri, “I servizi consolari sono erogati secondo principi di eguaglianza, imparzialità, efficienza e trasparenza”. Parole belle. Solo parole? Non sempre i servizi sono trasparenti ed imparziali, sovrattutto efficienti. Scrive Bucchino: “Da anni conosciamo questa situazione ma, anche noi, lasciandoci forse prendere dall’incanto del far politica e del sentirci investiti di chi sa quale potere, invece di metterci a gridare, lottare, di dimetterci tutti in massa, di incatenarci davanti alle sedi dei Consolati, invece di occupare civilmente (ma pur sempre occupare) Consolati, Ambasciate e Ministero degli Esteri, facciamo anche noi, ormai da anni, interminabili riunioni nelle quali diciamo che all’estero bisognerebbe aumentare il contingente del personale a contratto assunto in loco“.

Attenzione, ecco il punto. Ho avuto modo, per lavoro e per diletto, di girare i cinque continenti, e nei nostri consolati ne ho viste e sentite di cotte e di crude. Una mortificazione. Assumere personale in loco, sembra in teoria una soluzione equa; ma all’atto pratico, bisogna prendere atto che probabilmente il personale “assunto in loco” forma una cordata di solidarietà che imprigiona l’attività dei consolati. Gli stessi ambasciatori e consoli sono in balia del personale “locale” che da decenni ha le mani in pasta nel tran-tran quotidiano della attività consolare, e con mille artifizi alimenta la corruzione. L’ambasciatore è un manager a metà, non potendo licenziare il personale locale protetto sempre dai sindacati.

E poi vi è un altro abbaglio che prende Bucchino, quando ritiene che i “vice-consoli onorarisiano una formidabile soluzione per dare un servizio efficiente nei consolati. Niente di più sbagliato. I vice-consoli onorari e il personale assunto in loco formano, di fatto, una “alleanza strategica” e duratura per avere mani libere e probabilmente condizionare, orientare, influenzare, a volte dominare, l’attività consolare vera e propria, soprattutto in materia di visti e riconoscimeto di cittadinanza. I portatori dello “spirito della alleanza stragetica” riaffermano con protervia: loro, i consoli e gli ambasciatori, sono dei piccioni che vanno e vengono, noi stiamo sempre qui. Tutto chiaro. Ho incontrato consoli e ambasciatori, che sanno superare il “suggestionamento” che proviene dalla citata alleanza strategica, ma non sono molto diffusi.

E poi i Comites, in simbiosi diabolica con i consolati. Una interdipendenza spietata, perchè a volte malignamente filtrata dalla citata “alleaza strategica” che suppone di veder insidiato il proprio orto da sospetti di ingerenze e supposte pretese di controllo. Non sempre i consoli e gli ambasciatori riconoscono il giusto ruolo dei Comites e delle associazioni, e sono in errore considerato che la dirigenza locale degli italiani all’estero spesso è la “memoria storica“ delle vicende consolari con tutte le sfumature e le ombre e le luci possibili. È auspicabile, nell’ambito della tanto citata riforma dei Comites, che l’autorità consolare e il comitato assicurino un regolare flusso d’informazioni; le attività promosse nell’ambito della circoscrizione consolare dallo Stato Italiano, dalle regioni, dalle province autonome e dagli altri enti territoriali italiani, dalle camere di commercio, dovrebbero vedere il Comites coinvolto e co-protagonista. Altrimenti il ruolo del Comites si riduce a quello del bel vaso di fiori ; e sinceramente non era questo lo spirito che ne ha animato la nascita. Bisogna evitare che gli italiani all’estero passino dalla illusione alla allucinazione. All’inganno crescente. 
Qualcuno dai Palazzi romani risponde “chissenefrega.”? È probabile. Ma democrazia è non solo partecipazione e libertà, ma anche volontà di dare risposte alle emergenti osservazioni critiche, altrimenti saremo invasi da una marea di Grillo. Contenti voi.