Curitiba - Proibido Estacionar (Foto de Desiderio Peron / Arquivo Insieme)

Marilene Dorneles, Italo-lusitana, presenta caratteristiche somatiche, etiche e psichiche dell’italianità. Ricordando il cibo, l’affetto, la preghiera e la tranquillità della “nona” (nonna, nella forma di dire italo-portoghese, ndt), dichiara:

“Sono nata ed ho vissuto fino ai miei 15 anni a Monte Bérico (Veranópolis-RS). Penultima di nove fratelli. Sono italiana per parte di madre, nonni materni e luso-italiana da parte di padre (figlio di madre italiana e padre portoghese che, comunque,  parla, vive e traspira abitudini italiane, più di un italiano vero).

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Quando bambina amavo stare nella casa della “nona” Rosália, sorella di quel santo che è Frate Rovílio Costa. Purtroppo non ho avuto la possibilità di conoscere i miei nonni paterni che sono mancati prima della mia nascita. A casa della nonna tutto aveva un sapore speciale – il pane sfornato, biscotti, marmellate, insalate, il radicchio cotto, cavolfiori, fagiolini, barbabietole, carote, prodotti di conserva….

Un bel giorno io e le mie sorelle ci stavamo litigando per un pezzetto di pane appena uscito dal forno. Ed allora lei disse: “Nò far così, tusi, parché a ghe ze tanti paneti, e ve dao un corneto cadauna”. E a tutti diede questa paradisiaca razione.
Un giorno, zia Ilda ci invitò a raccogliere verdure nel suo orto. Arrivandoci, con le mie sorelle esclamai: “Oh! a nona tem bisi!” .“Si, si – disse ela – pròpio bisi da magnar. Ma valtri sì i bisi del me core!” (certo, fagiolini da mangiare, ma voi siete i fagiolini del mio cuore!).

A casa della nonna e dei vicini non c’era la luce elettrica. Ma la nonna aveva una lampada a gas. Era il massimo, visto che faceva molta luce.

A casa parlavamo sempre Talian. A scuola no perché dicevano che era la lingua dei poveri coloni. Oggi parlo anche l’italiano, ma il mio accento è del Talian, visto che è solo con esso che riesco a spiegare la mia vita e la mia storia. Con un pezzo di legno come microfono parlavamo e cantavamo in Talian, in casa, dicendo al mondo – Siamo persone come tutte le altre e solo noi sappiamo parlare questa lingua in un paese di stranieri!

Nel luglio 2013 ho terminato il corso di Giornalismo presso la Unisinos, di São Leopoldo-RS. Mi sono pagata la Facoltà lavorando. In parallelo ho studiato 3 anni Italiano presso la “Massolin di Fiori Società Taliana”.

Un bel giorno, grazie al mio vincolo con la Est Editora, una giovane mi ha cercato per insegnarle italiano.

Lezione dopo lezione, l’amicizia è aumentata e la giovane, in un momento di relax sgranocchiando e bevendo qualcosa, mi chiede: “come si dice in italiano “ho una macchina”?” Senza rendermi conto delle radici familiari che fanno parte del mio essere, rispondo: “Mi go una machina.” E subito dopo mi corressi. Ma alla presenza di questo mix di lingue la giovane disse: “Mi vergognerò ma anche io voglio riscattare il modo di parlare dei miei genitori che, con la vita, ho da loro ricevuto”.

Ma tutte le cose hanno una ragione di esistere. Per molto tempo convissi con mio zio, Frate Rovilio Costa, che parlava, scriveva e comunicava tutto il giorno in Talian. Insegnando, scrivendo e traducendo Italiano o il Talian, il mio sogno è quello di aiutare le persone ad avere piacere di loro stesse, coltivando il piacere delle loro origini. Ho sempre voluto sapere da dove arrivavano i miei bisnonni, per ottenere la cittadinanza italiana.

Nel 2000 ho iniziato a fare ricerche sulle mie origini, ho scritto varie lettere in Italia ma sempre ricevendo risposte negative fino a che, un bel giorno, è arrivata la tanto attesa notizia.
Vedendo il documento mi sono emozionata e, immaginando la località da dove erano partiti questi miei eroici avi, l’ho baciato, ho pianto, ho gridato, chiesto a Dio che li proteggesse ed avesse cura di loro. Il bisnonno Lélio Bisatto, di Schio (Vicenza), giunse a Veranópolis a 12 anni, insieme ai genitori Tommaso e Augusta Pretto ed i fratelli Anna, Giácomo, Davide, Gaetano e Ida. Tutti i giorni ricevo persone che sono alla ricerca delle loro origini e finisco per coinvolgermi con le loro emozionanti storie. Presto sarò cittadina italiana, con passaporto, visto che di sangue lo sono sempre stata. Il grande sogno, ora, è toccare, baciare, camminare e approfittare dei posti dove hanno vissuto i miei bisnonni”.

Marilene, con padre lusitano (figlio di un lusitano ed una italiana), integra, spontaneamente, italianità e lusitanità. (Tradução Claudio Piacentini)